Le Volvo più veloci sia da strada che da pista erano firmate Polestar. Adesso diventa un Marchio indipendente che firmerà i modelli più sportivi della Casa svedese. Questa è la storia del marchio del badge “Blu Rebel” che ha appena presentato la Polestar 1 inizio di una nuova era verso un territorio inesplorato, ma tanto di moda.
[dropcap]N[/dropcap]on ho mai guidato una versione Polestar di una Volvo S/V60, ma del Marchio ne ho un ricordo nitido: nel 2009 una Volvo C30, piccola, compatta, molto piacevole, vinse il Campionato svedese Turismo. Era preparata dal team Polestar, evidentemente supportato in qualche maniera dalla Casa ufficiale. Subito dopo la vittoria ricordo la decisione di produrre una versione della C30 che si richiamasse a quella da corsa.Il risultato fu un concept molto interessante: 450 cavalli, meno di 5 secondi per arrivare a 100 km/h e quattro ruote motrici. Di fatto è con quell’auto che Polestar ed il suo logo blu, si emanciparono alla vista, alle orecchie (bella e brutale la colonna sonora dagli scarichi) e al cuore degli appassionati del Marchio e non solo. Un concept perfettamente funzionante e in grado di dimostrare tutta la bontà della base di partenza e la capacità progettuale e costruttiva di Polestar.
È delle ultime settimane la dichiarazione di Volvo Cars e Geely Holding di investire, assieme, circa 640 milioni di Euro nello sviluppo del marchio Polestar. Di fatto l’antenna tecnologica dedicata alle versioni sportive, ma con la grande scommessa di focalizzarsi sull’elettrificazione delle varie proposte.
Ma chi conosce veramente Polestar? Siate sinceri e alzate la mano
Prima della presentazione della C30 Concept, la Volvo era persa riguardo declinazioni sportive delle sue auto. Noi tutti, ragazzini dell’epoca più o meno cresciuti, più o meno maggiorenni ed in età da patente, ricordavano le mitiche 850R in versione station wagon che correvano nel BTCC, ma che spesso incontravamo anche per strada (dopo diversi anni dall’uscita di produzione del modello mi trovai a guidare un magnifico esemplare giallo chiaro) e l’idea di un concept firmato Polestar così esplicito sembrava autorizzare speranze neanche tanto sopite.

Ma questa Polestar da dove usciva, quale curriculum aveva? Nel 1996, anno della sua fondazione, la società si chiamava Flash Engineering e venne creata dal pluricampione svedese di Turismo Jan “Flash” Nilsson. Lui correva e vinceva con vetture Volvo preparate nella sua factory. Dopo oltre cento vittorie in giro per l’Europa, tutta questa expertise venne acquistata, nel 2005, da un certo Christian Dahl che ribattezzò il team Polestar Racing. Nome nuovo, ma stessa impostazione: collegamento diretto con la Casa madre (Volvo) che viene ulteriormente potenziato. Una collaborazione che si dimostra preziosa per continuare a vincere in pista e produrre kit per auto stradali.
Le due società, però, restano separate. Anzi, l’organizzazione avviene proprio all’interno della Polestar che si divide in due divisioni: la Polestar Racing e la Polestar Performance Road. Le cose stavano andando avanti così fino all’acquisto della Volvo da parte dei cinesi della Geely nel 2010. Succede che cinque anni dopo, la crescita di Volvo si dimostra costante e robusta. I margini e l’ottimismo, alimentati dai successi sul mercato, convincono il management della Casa a guardare con mutato interesse a Polestar. Di fatto si arriva, in poco tempo, ad un accordo: la divisione Performance Road viene acquistata mentre quella racing viene ribattezzata Cyan Racing.
Fast Forward: passano alcuni anni, fino ad oggi Volvo firma, con il marchio Polestar, le versioni più sportive della gamma poi, a fine ottobre, il totale e netto riposizionamento di Polestar ad opera di Geely e Volvo che lo vogliono come marchio premium sportivo separato ed indipendente e focalizzato sulla produzioni di auto elettriche e ibride ad alte prestazioni.
… e nel frattempo Polestar nel motorsport
[ads comp=”Volvo Polestar ” title=”Il duello tra Jamie Whincup (Holden) e Scott McLaughling (Volvo)” desc=”L’incredibile ultimo giro alla Adelaide 500 del Campionato australiano Supercars V8 del 2014. ” text_link=”Un assalto tra cordoli e muretti tutto da vedere ” link=”https://www.youtube.com/watch?v=hAFRS5r2g8E&t=127s” image=”https://cldup.com/JL4EtSAqlv.jpg”]La grande competitività delle Volvo Polestar si è evidenziata nelle gare turismo e nel 2014, con la partecipazione ufficiale al V8 Supercars australiano, la Polestar racing ha continuato ad alimentare la propria fama. Imperdibile l’ultimo giro tra la Holden di Jamie Whincup e la Volvo Polestar di Scott McLaughling. Se non l’hai visto, clicca qui a lato e non perderti uno degli ultimi giri più elettrizzanti e battagliati di sempre. In Australia, malgrado l’impegno triennale (dal 2014 al 2016), il campionato non è stato vinto e la decisione del ritiro per concentrarsi nella partecipazione al WTCC. Nel 2016 debutta Cyan Racing con il sostegno di Volvo e Polestar. Dopo un anno di messa a punto, il 2017 vede la squadra svedese in lizza per la vittoria del Campionato del Mondo Piloti e Costruttori con Honda. Un duello che si risolverà proprio in Qatar, nell’ultimo appuntamento della stagione, il prossimo weekend.

Le auto stradali di Polestar
In questi anni Polestar, dopo essersi fatta conoscere con la splendida C30 Polestar Concept ha intensificato la produzione e le proposte sia concept che stradali.
La prima di questa è la S60 Polestar. Lanciata nel 2013 in edizione limitata per il mercato australiano. Una scelta legata anche per supportare il debutto nel Campionato V8 Supercars. Era caratterizzata da un 6 cilindri turbo da 3 litri da 350 cavalli, trazione integrale e cambio automatico a 6 velocità.
Nel 2016 è stata presentata la prima serie S/V 60 Polestar destinata al mercato globale. Con il recente restyling i due modelli sono disponibili anche per il mercato italiano. Con un prezzo di 65.550 (la versione V60 Euro) di fatto analoga al prezzo di listino di un’Audi S4 Avant (66.250 Euro) regge tranquillamente il confronto. Con un 2 litri turbocompresso e compressore volumetrico da 367 cavalli e 470 Nm di coppia, sembra un pacchetto entusiasmante. Ma non è solo l’elemento prestazioni a rappresentare il punto di forza di questa proposta. Una Volvo V60 (o la tre volumi S) Polestar rappresenta uno stacco netto dalla tradizionale offerta tedesca. Il suo aspetto cesellato, il famigerato colore “Rebel Blue”, rendono la gamma Polestar una vera contendente nel mercato premium delle berline e delle station ad alte prestazioni.
Come ho scritto all’inizio non ho ancora mai guidato una S/V60 Polestar ma ho sempre nutrito una grande attrazione per le versioni station wagon sportive. Adesso il mondo è cambiato, lo stile ed i gusti della maggioranza occhieggiano più al concetto trasversale di Crossover, ma l’idea di guidare un’auto in abito lungo che dissimuli una dinamica feroce e focalizzata, offrendoti anche lo spazio e la versatilità di una vettura da famiglia, mi sembra una contraddizione irresistibile.
Il mercato delle berline ad alte prestazioni vede aggiungersi, nella tradizionale lotta tutta teutonica tra BMW, Audi e Mercedes, anche la nostra Alfa Romeo con la sua Giulia Quadrifoglio. L’idea di una Volvo Polestar ad aggiungersi a questa sfida ai massimi vertici, sarebbe intrigante. Il linguaggio formale e tecnico più aggressivo non manca certo, ma bisogna pescare nei suoi concept, ultimo dei quali, proprio la S60 Polestar proposta nel 2012. Lì sì che ci trovavamo di fronte ad un mezzo esplicito con il suo motore 6 cilindri in linea in grado di erogare 515 cavalli e spingere a 100 km/h in soli 3.9 secondi. Numeri che sarebbero perfetti per rivaleggiare nei piani alti della competizione odierna. Per ora, però, tutto questo è rimasto confinato in una pura dimostrazione di savoir faire.
Poi c’è la personalizzazione firmata Polestar. Per tutti quelli che non riescono (per via di una produzione limitata) a mettere le mani su un modello in piena regola, esiste un ampio pacchetto di personalizzazioni firmato Polestar Performance offerte come optional sia in fase di ordine che after market e che vanno da impianti di scarico e filtri aria, ad assetti più spinti, a gommature differenti. Al pari di ciò che offrono anche i Costruttori tedeschi, anche Volvo si allinea con il suo Marchio “Rebel Blue”.
Il futuro di Polestar
E adesso? Dopo una storia fatta di corse turismo e auto stradali ad alte prestazioni, il futuro di Polestar poggia su un percorso molto differente. La decisione di Geely è chiara e netta: la Polestar si separa formalmente da Volvo per diventare una casa automobilistica completamente nuova rimanendo un Marchio deputato alle grandi prestazioni, alla personalizzazione in chiave sportiva della gamma Volvo, ma con un posizionamento nuovo: una gamma di proposta completamente elettrificata.
Questo programma arriva dopo l’acquisizione, da parte di Geely, della quota di maggioranza della Lotus. Una notizia splendida per Polestar considerando che Lotus possiede uno dei migliori team di progettazione e sviluppo di telai oltre ad una specifica expertise di engineering per altre società. Ancora non è chiaro quale piattaforma verrà utilizzata per produrre le sue auto, così come il coinvolgimento di Lotus, ma sembra che il futuro del Marchio possa continuare ad arricchire il suo già impressionante curriculum.
A capo del nuovo corso Polestar ci saranno due uomini già al centro del rinascimento del Marchio: Thomas Ingenlath, capo del design e Jonathan Goodman capo della comunicazione. Il badge “rebel blue” sarà l’unico marchio presente sui modelli e, per iniziare, sembrano partiti alla grandissima.
Si parte dalla Polestar 1

Nuova linfa, fondi a sufficienza e marchio e posizionamento indipendente. Per Polestar il mese di ottobre scorso ha rappresentato il punto di partenza di un futuro tutto da conquistarsi. Non solo auto ad altissime prestazioni, ma tecnologia ibrida ed elettrica per sottolineare come la voglia di spingersi, da subito, nel territorio più in voga e frequentato dai top del mercato sia altissima come le prestazioni della sua Polestar 1.
Una GT ibrida, una carrozzeria in fibra di carbonio, 600 cavalli, due porte 2+2 pronta per il mercato nel 2019 e nel suo mirino concorrenti mica da ridere: BMW i8, Tesla Model S. Ma non sarà finita qui perché gli step successivi stanno marciando paralleli: Polestar 2 full electric per rivaleggiare con Tesla Model 3 e, infine, Polestar 3, un SUV questa volta, anche qui full electric, per competere direttamente con Tesla X. In poche parole Elon Musk avrà qualcosa da pensare.
Tutti questi esemplari verranno costruiti in Cina, in un nuovo stabilimento a Chengdu.
La Polestar 1 sarà costruita sulla piattaforma scalabile di Volvo (SPA – Scalable Platform Architecture) è lunga come una Porsche 911 e circa 65 centimetri più corta di una S90. Circa il 50% della piattaforma è realizzata su misura per questo modello e l’esteso utilizzo della fibra di carbonio ha consentito un taglio di 290 chili rispetto ad una S90 e un aumento della rigidità torsionale superiore al 45%. Anche la distribuzione del peso sembra promettere una grande capacità dinamica con un 48:52 valore di grande equilibrio. Il tetto è in vetro mentre il pacco batteria e i due motori elettrici (uno per ogni ruota posteriore) hanno un peso complessivo di 230 chili.
[blockquote text=”Polestar 1 è la prima auto a portare il marchio Polestar sul cofano. Una bellissima GT con uno straordinario contenuto di tecnologia – un grande inizio per il nostro nuovo marchio Polestar. Tutte le future auto che Polestar realizzerà avranno motorizzazioni completamente elettriche, in linea con la nostra visione, che è quella di essere il brand indipendente per auto elettriche ad alte prestazioni.” signature=”Thomas Ingenlath – Chief Executive Officer”]Linee sexy e sfoggio tecnologico
Anche se il debutto di Polestar è in un campo a lei sconosciuto, ad analizzare l’architettura tecnologica sembra di trovarsi di fronte ad un Costruttore di lungo corso, al riguardo.
La linea è indubbiamente affascinante, pulita e di impatto notevole. Il suo DNA evidenza l’appartenenza piena al pianeta GT. A guardarlo mi ricorda molto il Volvo Concept Coupé presentato a Francoforte nel 2015. Sotto il suo corpo leggero troviamo un drivetrain ibrido di tutto rispetto. Due motori elettrici montati su ognuna delle ruote posteriori alimentati da una batteria da 34 kW/h che sviluppano oltre 220 cavalli. In modalità elettrica Polestar 1 avrà un’autonomia di 150 chilometri che vuol dire più di quattro volte quella della BMW i8. Inoltre, mentre l’ibridi plug-in della BMW è dotato di un motore a benzina turbo a 3 cilindri da 1.5 litri, quello della Polestar 1 è un benzina quattro cilindri sovralimentato da 2 litri e 380 cavalli che da trazione alle ruote anteriori. Combinate le due trazioni ci troviamo con numeri impressionanti: 600 cavalli e 999 Nm di coppia. Numeri che arricciano asfalti.
Ma le chicche non finiscono qui. Il sistema di sospensioni è stato realizzato in stretta collaborazione con Öhlins che ha realizzato un sistema di sospensione elettronica a controllo continuo (CESi – Continuously Controlled Electronic Suspension ). Una valvola elettronica posizionata all’interno dell’ammortizzatore monitora costantemente sia gli input del guidatore che le condizioni del manto stradale regolando istantaneamente la velocità di smorzamento. Anche il guidatore ha la possibilità di modificare le impostazioni, altrimenti decise automaticamente dal sistema, attraverso i vari profili previsti.
L’impianto frenante è stato realizzato in collaborazione con l’americana Akebono che ha realizzato un set di pinze a sei pistoncini e dischi da 400mm. Altra novità è il Torque Vectoring sull’asse posteriore.
Utilizzo su abbonamento
Tecnicamente una Polestar 1 non potrai possederla nel senso che conosciamo noi e non potrai neanche acquistarla dal concessionario. Anche in questo caso si inaugurerà un modo completamente nuovo di utilizzare un’auto. Innanzitutto si potrà ordinare esclusivamente on line scegliendo sulla base di piani di abbonamenti di due o tre anni. Nessun anticipo o deposito cauzionale e la formula sarà all-inclusive prevedendo servizi di supporto quali ritiro e consegna dell’auto al domicilio in caso di manutenzione, la possibilità di utilizzare un altro modello della gamma senza costi aggiuntivi, la possibilità di poter consentire ad un terzo l’utilizzo della vettura tramite app e tutta una serie di serie di servizi on-demand che semplificano e amplificano l’esperienza di utilizzo.
La tariffa mensile consente anche di poter disporre, per un periodo a scelta nell’anno, anche un secondo modello Polestar a scelta. Personalmente, malgrado il mio amore per le nuove frontiere offerte dalla tecnologia, amo ancora l’idea di un approccio più meditato e immersivo come il recarsi dal buon vecchio concessionario. In questo caso, per fare contento me e, sicuramente, milioni di altri potenziali clienti come me, Polestar aprirà 80 “Spazi Polestar” in giro per il mondo. Luoghi sicuramente polifunzionali dedicati al Marchio dove il cliente potrà certamente ordinare la sua auto nel modo più tradizionale.
Proprio per questa sua nuova idea di vendita, Polestar non ha rivelato i prezzi di vendita e, per adesso, anche la rata mensile è da definire, tuttavia Jonathan Goodman ha ipotizzato un costo di acquisto di circa € 130.000 in caso di vendita convenzionale.
Il rapporto con Volvo come continuerà? Semplice: Polestar continuerà a progettare i modelli più performanti di Volvo che verranno venduti nelle concessionarie del Marchio svedese come “Engineered by Polestar”.
Per quanto riguarda proiezioni e numeri, queste io le considero sempre alla stregua delle promesse elettorali sempre un po’ troppo ottimistiche rispetto alla realtà. Stiamo parlandoo del mercato elettrico, ancora avvolto intorno ad una nube piena di entusiasmi e disponibilità condizionate troppo pesantemente da fattori esterni alla sola volontà di un Costruttore. Per quanto espresso dagli uomini della Casa, Polestar vuole diventare il leader nell’auto elettrificata e rivestirà un ruolo fondamentale nei piani di Volvo che punta a costruire 1 milione di auto elettriche entro il 2025, cioè entro 7 anni.
Per adesso è possibile iniziare a ordinare la Polestar 1 e questa è già una gran cosa.