La Mini ha scelto il Salone di Francoforte 2017 per presentare il suo concept più estremo per rendere omaggio alla conquista del Rally di Montecarlo del 1967. Il risultato? Deliziosamente esagerato
[dropcap]S[/dropcap]uppongo che da Mini una cosa del genere dovevamo aspettarcela. E’ nello spirito del Marchio quello di saper esagerare giocando sulla versatilità di un modello che ha tracciato un’epoca precisa nella storia dell’automobile, un modello che, malgrado le dimensioni, ha scritto delle belle pagine di sport e che tutt’ora corre in pista regalandoci sempre dei bei momenti di agonismo e passione.Allora, veniamo al concept del momento. Presentato al Salone di Francoforte, riprende idealmente il testimone della Mini John Cooper Works GP del 2012 e, andando più indietro, della Mini Cooper S con il kit JCW de. 2006. Due modelli a tiratura limitata (2000 esemplari ciascuno) che dimostrarono le qualità telaistiche dei modelli di allora. Adesso Mini ritorna, ma questa volta esagerando, con un modello che, a vederlo così, tratteggia, dopandolo in maniera stupefacente, il concetto delle due precedenti iterazioni.
A guardarla sembra che i designer avessero solo uno scopo in mente: ottenere una Cooper JCW annegata di millemila appendici aerodinamiche, con uno scopo preciso: “divertimento di guida allo stato puro” come ha dichiarato Peter Schwarzenbauer responsabile del Marchio.
E sinceramente è difficile trovare un argomento differente. Una concept completamente focalizzato sulla dinamica di guida, come piace a noi, ed un risultato finale in grado di far arrossire anche le factory tuning più quotate.
Mini John Cooper Works GP Concept. Un pezzo alla volta.
Per cercare di descrivere la quantità di interventi che sono stati realizzati conviene analizzare una sezione alla volta iniziando dalla parte anteriore. Il colpo d’occhio iniziale ci continua a parlare chiaramente di Mini. Dopata un bel po’, ma il suo muso è inconfondibile, ma è tutto quello che c’è intorno che la caratterizza così fortemente. Per esempio la sezione inferiore del paraurti. Un genere di setup che non credo vedremo così sviluppato su una futura Mini JCW: uno spoiler prominente che incornicia grandi prese d’aria e splitter laterali a gestire i flussi inferiori. L’intero aero-kit in fibra di carbonio: lo spoiler che si integra con i passaruota e il tutto che si estende alla grembialatura sottoporta, aumenta a dismisura il livello di aggressività che Mini ha voluto perseguire con questo progetto.
La parte superiore della sezione presenta dettagli di design tradizionali Mini, come i fari ellittici e la griglia radiale esagonale. Ma anche qui le esigenze estetiche più esplicite di questo concept ne dettano un cambiamento di ritmo grintoso e piacevole. Fari e griglia ci presentano dei dettagli arancioni, una tonalità che ben domino sul grigio scuro lucido e matt dell’intera carrozzeria. Il logo Mini perde la sua visione cromata per adeguarsi in un grigio scuro matt, in una dinamica tono su tono chiaramente molto sportiva.
Spostandoci lateralmente ecco che il gioco di vuoto e pieno delle prese d’aria protagoniste delle parafangature anteriori e posteriori prende il sopravvento ottico, ben accompagnato dalle minigonne sottoporta in fibra di carbonio parte integrante ed evidente dei miglioramenti aerodinamici complessivi introdotti con questo concept. Bellissimi gli specchietti laterali sottili e dinamicamente in linea con l’aspetto complessivo della vettura. Non manca il richiamo alle radici storiche del modello con una scritta 0059 sui passaruota anteriori: 1959 l’anno di nascita della Mini.
Posteriormente l’aspetto è altrettanto prominente e spettacolare. Molto belle le luci posteriori con un uso grafico di una parte dell’Union Jack che rende omaggio anche alla Mini come parte del patrimonio britannico. Mi convince meno, molto meno l’enorme scritta Mini al centro del portellone posteriore mentre la sezione inferiore riprende lo stesso mood dell’anteriore con un vistoso estrattore che incornicia, al centro, i due terminali di scarico affiancati. Bellissimi due dettagli: le luci da pioggia verticali e lo spoiler alla fine del tetto, massiccio e avvolgente.
L’enfasi complessiva di questo concept viene sottolineata da una avvincente combinazione di colori in contrasto: Black Jack Anthracite, tra il grigio e il nero, e il Curbside Red Metallic, una tonalità rosso opaco che sottolinea visivamente gli interventi realizzati su questo concept. L’ultimo pezzo del puzzle esterno di questo concept è il set di ruote da 19″ che riportano lo stesso colore rosso dei dettagli di carrozzeria.
Gli interni non potevano certo rispondere ai canoni delle Mini Cooper, un cockpit spartano per rendere omaggio alla versione vincente al Monte Carlo. Un rollbar, due sedili da corsa dotati di cinture di sicurezza a cinque punti e un quadro strumenti centrale che adesso riporta l’accesso alle regolazioni touch control dell’assetto. Il pulsante di emergenza e le tradizionali leve basculanti creano quel ponte tra mondo digitale e analogico che già ritroviamo nella gamma tradizionale di Mini. La presenza di un Head-Up Display permette di trasferire velocemente al pilota tutte le informazioni più importanti. La panca posteriore è stata rimossa, così come i pannelli di rivestimento porta. Le maniglie sostituite da cinghie di tessuto enfatizzano la ricerca del massimo contenimento del peso.
L’abitacolo volutamente spoglio si contrappone ai rivestimenti dei sedili piuttosto ricercati dove il tocco multicolore è dominato dal bianco con accenti grigi, neri e rossi che si richiamano ai toni della carrozzeria. Il contrasto tra semplicità complessiva dell’abitacolo e la raffinatezza dei materiali utilizzati per i sedili, gli accostamenti cromatici scelti, rappresentano una combinazione veramente piacevole.
E il motore?
Ironia della sorte; questa Mini John Cooper Works GP è un concept da corsa, ma non sappiamo nulla circa il motore. Ma a me piace così, meglio lasciarlo alle nostre interpretazioni, che ne dite? Parto io: Mini Countryman ALL4 rally. Ricordate? Quella sviluppata dalla Prodrive. Aveva l’1.6 litri BMW Motorsport da 300 cavalli. Più che sufficiente per tirare fuori da questo concept una cattiveria in linea con quanto ci ha fatto vedere la sua postura estetica.