Ho sempre amato raccontare l’auto, leggendola attraverso le storie che l’hanno creata. Ogni auto, dietro le sue forme, la sua dinamica, la sua tecnica, si porta dentro un percorso zeppo di contenuti, di uomini, tradizioni e tecnologie. Quando ho iniziato a scrivere di auto ho sempre avuto maggiore interesse per il processo che ha generato il prodotto ancor prima dell’auto stessa. Perché conoscerlo vuol dire capire già, ancor prima di provarla, se l’oggetto avrà un senso oppure no. Non si capirebbe altrimenti come mai modelli tecnicamente sbagliati hanno infranto milioni e milioni di cuori e, all’opposto, realizzazioni perfette sono state accolte dal mercato con un clamoroso flop. E’ proprio la narrazione che c’è dietro un Marchio, un modello in particolare che consciamente o, più spesso, inconsciamente, incomincia ad attecchire o meno nell’immaginario dell’appassionato. E allora ho sempre desiderato partire dalla storia, l’oggetto (l’auto) diventava pretesto, quinta scenica, tappeto, sul quale costruire un racconto molto più articolato.
Durante il mio cammino professionale qualche volta ci sono riuscito, spesse volte no imbrigliato dalle esigenze di spazio e in quelle degli editori per cui scrivevo. Adesso, con Motorsport Republic+ vorrei riprenderlo, il discorso, forte dell’enorme possibilità di sperimentazione e, sopratutto, di spazio che ti assicura il mezzo digitale. Rispetto agli inizi degli anni 2000 quando lanciai EVO e quando la rete era ancora un calderone pieno di speranze, ma poche esperienze concrete, la convergenza tra carta stampata e media internet era un futuro dibattuto, spesso osannato, ma ancora tutto da definire nei contorni. Ora è tutto più nitido, chiaro, conosciuto. Ma la narrazione, il longform journalism, le esperienze transmediali legate al mondo dell’auto, quelle ancora fanno parte del ciò che sarà. Forse.
Perché Motorsport Republic+
Perché un blog personale adesso, dopo 20 anni di attività giornalistica? Primo, perché non è mai troppo tardi e poi per un’altra lunga serie di altri… perché.
Perché la voglia di scrivere le cose che ti piacciono è rimasta intatta (malgrado tutto), perché con i social, con l’enorme scrigno di cose da scoprire ed approfondire che è l’internet, c’è il confronto con gli appassionati ed il confronto è ;arricchimento costante e carburante per le idee, perché il tuo archivio personale di articoli, foto e video sta lì tra computer, dischi rigidi esterni e chiavette, stampati su decine di numeri di magazine usciti negli anni, sui siti internet, ma poi, a rileggerli, ti vien voglia di riproporli, perché di spunti per scrivere storie ti assalgono giornalmente oppure perché hai racconti che ti seguono dalla più remota memoria. E non sono mica finiti qui, i perché. Ma intanto bastano.
Perché Motorsport?
E’ semplice. Perché dentro questa parola io non ci vedo solo uno sport, una sfida agonistica, ma un lungo racconto fatto di scommesse tecnologiche, umane, anche (sopratutto) economiche. Dentro una gara convivono fattori che messi assieme e raccontati rendono questa specialità un miscuglio straordinario di espressioni diverse. Al netto della mia passione credo che siano pochi gli sport che riescano a garantire un poliedro così ampio di punti di vista.
Perché Republic?
E questo perché così come è la forma di governo che prevede la partecipazione dei cittadini al potere supremo, qui mi piacerebbe costruire uno spazio dove poter dare voce a tutti gli appassionati, ma con argomenti ben articolati, ché di giudizi, punti di vista buttati lì, tifo, ne è piena la rete.
E il Plus (+)?
Un piccolo segno grafico, quel “+”, ma che ha un grande peso specifico. Perché oltre che al motorsport, è l’auto l’argomento che riempie la mia vita professionale. Scriverò di auto e di cose e persone dell’auto. E poi, siccome mi sento anche un po’ nerd, ogni tanto anche della tecnologia che direttamente o indirettamente ha cambiato e sta cambiando la nostra vita e anche il mondo delle quattro ruote.
Per la verità c’è anche un’altra grande passione che ho messo al servizio della mia professione: quella della scrittura, della lettura e di tutte quelle tematiche della rete che riportano al vasto mondo della comunicazione. Ma vabbe’, ne scriverò in un altro post.
Filosofia
Dato che le barriere di entrata sono ridotte, voce e narrazione non devono per forza fare i conti con ciò che di norma più preme al mercato, ossia la grandezza del pubblico. Secondo i parametri tradizionali dei media un pubblico on line può essere microscopico. Nondimeno, le micro-audience che adesso prendono forma in rete sono altrettanti potenziali micromercati. In questo momento i micromercati incentrati sul web si stanno coalizzando in tempo reale intorno a voci articolate, divertenti, riconosciute (…) Il pubblico si raccoglie intorno a contenuti ad alto tasso di interesse personale. Segmenti di mercato più piccoli e raffinati che diventano micromedia
Gonzo Marketing