E’ il periodo dei grandi cambiamenti, della complessità, di una ricerca spasmodica della propria identità, in questo cambio di linguaggio che investe tutti e tutto, anche l’automobile non è da meno. Poi ti arriva lei, in un video, in una pagina di un magazine, in un sito, è ti rendi conto che la classe e la sensualità di una shooting brake rimane lassù, in cima, irraggiungibile e desiderabile.
Ci state facendo caso vero? Sul mercato dell’auto oramai il SUV e la scelta più in crescita. Una architettura per tutte le stagioni e per tutti i segmenti. In questa mono direzione stilistica ogni tanto vediamo qualche bell’oggetto che attira la nostra attenzione. Magari è una berlina, una station wagon o una due volumi sportiva che con quel loro gioco di vuoti e di pieni ci fanno sperare, vedendole scivolare nel traffico, che forse non tutto è perduto al pari delle pure 2 posti GT che possiamo inserirle tra le specie in via di estinzione o gelosamente custodite nei garage dei proprietari.
Insomma, se dalla fine degli anni ’90 e per tutta la prima decade dei 2000 il problema era il colore metallizzato scelto a stragrande maggioranza, di questi tempi il claim più battuto è SUV in tutte le salse.
Ma al netto dei gusti personali, delle esigenze di acquisto e dei desideri più o meno irrealizzabili di ognuno di noi, c’è una morfologia di vetture che sembra mettere tutti d’accordo: shooting brake
Cos’è esattamente uno Shooting Brake?
Diciamo che il fascino di questo tipo di auto inizia dalla storia della sua stessa definizione. Perché a tradurla così non avrebbe il senso che invece ha scomponendo le due parole.
Partiamo da Shooting: così venivano definite le carrozze utilizzate per le aristocratiche battute di caccia e che offrivano un numero congruo di posti a sedere per i cacciatori, le loro armi e la selvaggina.
… cosa si intende per “brake”: è la parte di questa parola che più incuriosisce e più aperta a interpretazioni. Non si intende letteralmente la parola “freno” anche se, probabilmente, ne condivide l’etimologia. Anche in questo caso la parola si riferisce ad un tipo di carro grande e pesante con ruote alte che aveva principalmente la funzione di “frenare” i cavalli più irascibili, domandoli proprio attraverso il tiro di questo tipo di carri.
Quindi uno “shooting brake” è un mezzo di trasporto su ruote – trainato da cavalli o spinto dalla forza motrice – con uno spazio di carico posteriore sufficiente a contenere persone e tutto l’equipaggiamento necessario per una battuta di caccia.
Si può dire che l’etimologia deriva proprio da questo concetto, ma la domanda è: quale è stato il percorso logico e di stile che ha permesso di passare da carrozze spaziose per le battute di caccia a vetture sportive più o meno esclusive?
L’evoluzione della specie
Qui partono le interpretazioni perché così come un carro “shooting brake” per la sua funzione doveva appartenere alle classi più agiate, anche la sua trasposizione a motore si rivolgeva ad un certo tipo di acquirenti.
Per esempio la Rolls Royce Silver Shadow “shooting brake” delle due foto in alto. Prodotta dal 1906 al 1925 erano vetture a due volumi con un vano di carico posteriore aperto utilizzate spesso per la caccia e il tiro a piattello. Nel corso degli anni diversi costruttori si sono cimentati in proposte la cui cifra stilistica richiamava il concetto di shooting brake riproponendolo in una chiave più sportiva richiamandosi anche all’utilizzo originario (di fatto la caccia alla volpe era considerato uno sport di lusso)
Una Station Wagon sportiva
Tra gli appassionati si osserva che tra una station wagon e una shooting brake non ci sono molte differenze se non nei rispettivi linguaggi stilistici. Quindi, come si fa a distinguere?
Sostanzialmente la variabile è la forma: in genere le station wagon sono più squadrate e con una conformazione tale da renderle effettivamente più adatte ad un uso familiare, le shooting brake sono generalmente più eleganti, ricercate e sportive, ma il vero discrimine è la denominazione deliberata dalla casa, se il termine è presente nella definizione del modello allora possiamo considerarla tale.
Tra le tante definizioni di shooting brake mi piace quella di Peter Schreyer già firma dell’Audi TT e capo design del gruppo Hyundai fino al 2012:
“La shooting brake è una carrozzeria dal design unico e distintivo. È un’auto che si rivolge a chi desidera qualcosa di diverso dalla solita station wagon.”
peter schreyer
Ecco una breve selezione ragionata e non in ordine cronologico di esempi, partendo proprio da chi ha iniziato a proporre questo linguaggio di stile.
Jensen Interceptor
La Jensen Motors era un geniale piccolo costruttore artigianale inglese che dal 1931 al 1976 si è distinto per aver proposto vetture piuttosto interessanti e innovative. La sua Interceptor, prodotta dal 1966 al 1976 si distingue per essere una delle prime architetture shooting brake, disegnata dall’italiana Carrozzeria Touring di Milano e finalizzata dalla Vignale di Torino e per aver proposto nel 1967 anche un modello a trazione integrale e giunto viscoso Ferguson.
Di fatto la prima 4×4 stradale sportiva al mondo. Spinta da un Chrysler V8 da 6.2 litri e 320 cavalli veniva anche proposta in versione cabrio, ma il suo caratteristico portellone con lunotto a cupola fu il preferito dal costruttore. Pur proponendo vetture molto interessanti stilisticamente e tecnicamente la Jensen è sempre stata afflitta da problemi di qualità costruttiva che ne hanno decretato la fine nel 1976. Sempre la Jensen realizzò i primi modelli di Volvo 1800, commessa che venne interrotta proprio per ragioni di qualità costruttiva che non soddisfava i requisiti del costruttore svedese.
Valore di mercato fino a 35.000 Euro
Volvo 1800 ES
Verso la metà del novecento diversi costruttori iniziavano a sondare nuovi linguaggi stilistici per potersi distinguere in un mercato che iniziava a offrire sempre di più. Insieme al piccolo costruttore Jensen anche Volvo introdusse la versione shooting brake derivata dal suo affascinante coupè 1800: la Volvo 1800 ES
Prodotta dal 1971 al 1973 in 8.077 esemplari, era un’auto piuttosto unica ed elegante che probabilmente possiamo considerare la vera antesignana del concetto più puro di shooting brake. Fondeva, infatti, il design sportivo di una coupé con la praticità di una station wagon con quella linea del tetto lunga ed elegante e un portellone posteriore, perfetto per chi voleva un tocco di funzionalità senza sacrificare l’estetica.
Puntuale, anche in questo caso, l’intervento definitivo dello stile italiano con le firme di design di Frua e Coggiola. Il suo quattro cilindri a iniezione da 126 cavalli le consentiva di raggiungere una velocità di oltre 180 km/h consentendole delle velocità di crociera piuttosto interessanti per l’epoca.
Valore di mercato: dai 35.000 ai 50.000 Euro
BMW Z3 M Coupè
Quando venne presentata al Salone di Francoforte del 1997 polarizzò immediatamente tutta l’attenzione dei visitatori per il suo design così unico con quel cofano lungo e un posteriore muscoloso con quei passaruota così larghi e il design del tetto che richiamava le grandi sportive storiche della Casa come la BMW 328 Mille Miglia degli anni ’40.
Con i primi test della stampa la sensazione era quella di una vettura che aveva al centro il puro piacere di guida e per Chris Bangle, ex capo del design della BMW che firmò il modello, la BMW Z3 M doveva incarnare la migliore tradizione delle grandi auto sportive degli anni ’60.
I costanti richiami all’heritage della Casa continuavano con le branchie cromate che richiamavano le BMW 507 Roadster e le sue proporzioni: passo lungo, cofano lungo, carreggiata larga e posteriore corto la rendeva non solo un potente richiamo alle sportive di un tempo, ma la tratteggiava perfettamente come un’auto sportiva per individualisti.
Al momento del suo lancio nel 1997, la Z3 M Coupé era equipaggiata con il motore della M3 E36 aggiornato: 6 cilindri in linea, 3,2 litri, una potenza di 236 kW (321 CV) a 7.400 giri/min e una coppia di 350 Nm. Per la prima volta un motore aspirato produceva più di 100 CV per litro. Il sei cilindri, noto anche come S50B32, proiettava la M Coupé da 0 a 100 km/h in soli 5,4 second e la velocità massima era autolimitata a 250 km/h.
Nel 2001 viene aggiornato il 6 cilindri che con un incremento di potenza a 239 kW (325 CV) migliorò ulteriormente le prestazioni di guida della due posti avvicinandola ad auto sportive molto più costose.
Valore di mercato: dai 45.000 ai 60.000 Euro
BMW Concept Touring Coupè
Presentato in occasione del Concorso d’Eleganza Villa d’Este 2023, questo concept sviluppato per la produzione in esemplare unico, reimmagina l’eleganza dello shooting brake su base della BMW Z4.
Le proporzioni e il nome ricordano la BMW 328 Touring Coupé che vinse la Mille Miglia nel 1940. La funzionalità del concept di shooting brake è un richiamo alle varianti della BMW Serie 02 dei primi anni Settanta, che presentavano la dicitura “Touring” nel loro nome per distinguerle dalle berline.
L’elemento di spicco del design della BMW Concept Touring Coupé è il posteriore con una forma che accentua le spalle della vettura. La vista laterale esalta l’interpretazione BMW delle proporzioni shooting-brake con il cofano lungo, il profilo aerodinamico del tetto e la potente sezione posteriore.
La BMW Concept Touring Coupé è spinta da una versione potenziata del propulsore B58, sei cilindri in linea da 3,0 litri turbo, della BMW Z4. In origine in grado di sviluppare 340 cavalli, è ipotizzabile che la potenza di questo esemplare unico si aggiri intorno ai 400 cavalli.
Valore di mercato: n.d
Ferrari GTC4Lusso T
La Ferrari GT4Lusso T affianca nel 2016 l’omonimo modello a 12 cilindri. La T aveva un motore V8 da 3,9 da 3,9 litri da 610 cv a 7.500 giri/min e una coppia massima di 760 Nm disponibile tra i 3000 e i 5250 giri/min.
Diverse le differenze con la sorella maggiore non solo nel motore, ma anche nella trazione che, in questo modello, è solo posteriore pur mantenendo le 4 ruote sterzanti.
Il design della GTC4Lusso T, sviluppato dal Centro Stile Ferrari, si mantiene fedele a quello della versione con motore V12 ed è caratterizzato dalla spettacolare interpretazione del tema shooting brake che richiama nettamente, rispettandole, le classiche proporzioni di questo tipo di carrozzeria.
Valore di mercato Ferrari GTC4Lusso: dai 220.000 ai 250.000 EURO
Valore di mercato GTC4Lusso T: 220.000 Euro
Aston Martin Vanquish Zagato Shooting brake
La lunga collaborazione tra Aston Martin e Zagato ha dato vita ad alcune delle auto più emozionanti mai realizzate. Tuttavia questa Vanquish Shooting Brake la iscrivo, nel mio personalissimo cartellino, come la più intrigante ed attraente tra tutte quelle che portano la magica firma di Zagato.
Si tratta dell’ultimo capitolo di una collezione di quattro allestimenti firmati dall’atelier milanese sul modello Vanquish ognuno dei quali tirato in 99 esemplari.
Basata sulla Vanquish Mk2, ormai fuori produzione, questo shooting brake monta il vecchio V12 Aston aspirato da 5,9 litri, abbinato a un cambio automatico ZF a otto velocità, per una potenza complessiva di 600 cavalli e 465 Nm di coppia per una velocità massima di oltre 320 km/h e uno strappo 0-100 da 3,2 secondi.
La carrozzeria della Zagato è realizzata in fibra di carbonio e nell’aspetto sensazionale della vettura spicca l’elemento centrale in vetro fotocromatico del tetto che corre per tutta la lunghezza della vettura, ma altrettanto intrigante è il telaio che si basa sulla “vecchia” architettura modulare di Aston Martin “VH” che era alla base di tutti i modelli costruiti a Gaydon prima dell’introduzione della Vantage turbo, della DB11 e della DBS Superleggera.
Questo ha consentito di utilizzare la struttura posteriore della Rapide che ha garantito un allungamento del passo, ma soprattutto la possibilità di adottare la posizione ribassata del serbatoio della Rapide (la Vanquish normale lo montava sopra l’asse posteriore) che ha consento di creare l’importate area di carico piatta caratteristica fondamentale per una shooting brake.
Valore di mercato Astom Martin Vanquish Zagato shooting brake: da 1.000.000 a 1.300.000 Euro
Si poteva continuare ancora per un bel po’ perché di esempi da “effetto wow” ce ne sarebbero eccome, ma il punto è che a evocare una linea su tutte, quella definita Shooting Brake rimane forse la cifra stilistica più sexy, spettacolare e magnetica.