Ultima in ordine di annuncio la Renault che accelera sul possibile spin-off dell’auto elettrica a luglio e successiva quotazione in borsa. Ma perché adesso l’industria automobilistica sembra voler correre verso una divisione delle proprie attività dell’elettrico da quelle della produzione termica e elettrificata?
Nella storia piuttosto giovane dell’automobile probabilmente non si ricorda un periodo così difficile nella gestione della sua industria. La transizione ecologica ha investito il mercato imponendogli un cambio totale di paradigma complesso e costoso e mentre tutti i Costruttori erano impegnati per individuare le strade meno tortuose ecco prima il Covid, poi la crisi dei semiconduttori e adesso la guerra in Ucraina.
Per fronteggiare questa tempesta perfetta non solo ci vogliono spalle larghe, ma anche una buona dose di creatività. Al riguardo la strada che sta convincendo sempre più consigli di amministrazione è quella degli spin-off e degli scorpori, due soluzioni che, sulla carta, sembrano in grado di liberare energie e risorse.
Diversi Costruttori pronti al passo: Renault corre verso uno spin-off
E’ di queste ore l’ipotesi Renault che parla di un potenziale spin-off della divisione veicoli elettrici da quella deputata alla produzione dei veicoli termici ed elettrificati. ll secondo step sarebbe la quotazione in borsa di questa nuova società che, si spera, sia in grado di attirare gli investitori grazie anche alla vasta expertise della Casa nel settore del veicolo a zero emissioni. Si parla di un obiettivo per lo scorporo a luglio di quest’anno e una quotazione in borsa per il secondo semestre del 2023.
Volkswagen vuole valorizzare il suo Marchio più prezioso
In terra tedesca è la Volkswagen, così intensamente coinvolta nel passaggio all’elettrico, a voler rivedere l’assetto del proprio Gruppo nell’ottica di recuperare preziose risorse grazie al valore dei suoi Marchi in portafoglio. Come? Portando il borsa il 25% del valore di Porsche. Dai calcoli interni l’intero valore potrebbe raggiungere i 90 miliardi di euro che vuol dire non essere lontani dai 116 miliardi dell’intero Gruppo Volkswagen. Una operazione che consentirebbe a VW di incassare fino a 11 miliardi di risorse utili per proseguire la strada verso l’elettrificazione totale.
Ma un’operazione che potrebbe piacere anche alla stessa Porsche per garantirgli maggiore libertà d’azione e, magari, la possibilità di condividere un po’ meno con la sua cugina di Gruppo Audi.
Ford annuncia questa separazione
Questa strada è già stata formalizzata da Ford che sta procedendo alla divisione dell’attività in due divisioni separate per meglio sfruttare le caratteristiche dei rispettivi business e la loro intrinseca capacità di ottenere profitti.
La divisione delle auto elettriche verrà denominata Ford Model E e sarà strutturata come una start-up innovativa. La divisione delle vetture termiche si chiamerà Ford Blue la cui organizzazione sarà molto attenta a razionalizzare i costi di funzionamento per compensare l’attesa diminuzione delle vendite di vetture endotermiche.
La separazione aiuta a focalizzare i punti di forza e di debolezza
A questi Costruttori si affiancheranno presto altri, perchè creare divisioni di business permette agli investitori di osservare in maniera molto più chiara quali sono i rispettivi punti di forza e debolezza comprendendo e valutando meglio le strategie di crescita intraprese e le scelte di investimento da effettuare.
Al riguardo proprio le dichiarazioni del CEO di Ford Jim Farley evidenzia efficacemente come i due business sono profondamente differenti tra loro:
I clienti sono diversi. Pensiamo che il go to market dovrà essere diverso. Il processo di sviluppo del prodotto e i tipi di prodotti che sviluppiamo sono diversi. Le filiere di approvvigionamento sono tutte diverse. Il talento è diverso.
Ripensare la catena degli approvvigionamenti
E’ proprio l’enorme differenza evidenziata da Farley che ci aiuta a ripercorrere il come la produzione automobilistica è stata impostata fino ad adesso.
L’auto termica si è sempre appoggiata (e si appoggia) alla filiera della componentistica (in cui l’Italia è in pole position). Ora, però, i produttori devono ripensare completamente questa logistica anche in funzione degli scenari geopolitici attuali. Oggi un Costruttore deve entrare più in profondità nella catena di approvvigionamento per assicurarsi la sua quota di semiconduttori, materiali per la realizzazione di batterie, competenze software.
Il mantra di oggi è integrare verticalmente il core business e disinvestire da ciò che non è più strategico per il Marchio
Disinvestire dalle attività non strategiche prima di divisionalizzare
Di esempi del genere ne abbiamo già diversi. Mercedes-Benz che ha scorporato lo scorso dicembre la divisione veicoli industriali con un guadagno di di oltre 9 miliardi che sono risorse utili per essere reinvestite nel processo di elettrificazione.
Ancora, Volkswagen con Bugatti. Lo sviluppo e la produzione della Hypercar di Molsheim era diventata una distrazione troppo onerosa. Pronta la soluzione: trasferimento alla Rimac non prima di controllarla tramite un investimento mirato di Porsche. Il risultato? Trasferire il peso della sviluppo delle elettriche ad altissime prestazioni al costruttore croato, ma poter attingere al know how per la propria produzione.
In poche parole quello che gli investitori non vogliono vedere è il carico delle attività tradizionali, quelle ereditate dal business classico, ad appesantire quello nuovo dell’elettrico. Ecco spiegato il perché la divisione può consentire un alleggerimento della gestione ordinaria e una focalizzazione più efficace sui nuovi obiettivi rendendo il flusso di informazioni e le metodiche di lavoro più rapidi e reattivi.
I grandi movimenti organizzativi delle multinazionali dell’automobile ci raccontano uno scenario unico: la tecnologia dell’elettrico è il futuro; tutto il resto è sacrificabile. Ma è veramente vicino questo futuro?
Foto di apertura: Taycan 4S Cross Turismo, Lake Macdonnell, Australia, 2021 (Porsche Media)