Incontro ad Adria, per la prima volta, la Citroën C3 Max per la prima del Campionato Italiano Turismo. Evoluta rispetto alla stagione 2015, ma anche mortificata da una pesante zavorra introdotta dall’Aci Sport per questa prima gara.
[dropcap]D[/dropcap]i fronte ad uno schieramento di super sfidanti, in una pista fatta di allunghi strozzati, continue frenate e accelerazioni, non bisognava essere gran geni per capire che, con 140 chili in più, avrebbe fatto molta fatica. E invece ho scoperto, quasi da subito, che la Citroën poteva non farsi surclassare così tanto. La prima sorpresa: la stabilità di fronte alle staccate più decise. Adria non è un circuito tecnicamente difficile, si guida tutto in apnea, il giro veloce lo fai anche economizzando sui respiri, ma ci sono dei settori tutti da guidare e da godere: l’entrata alla “Cavanella” avviene dopo una frenata decisa, non la raccordo, ma l’attacco portando la frenata il più avanti possibile tenendomi largo e poi dentro, secco.Adria si guida tutta in apnea. Il giro veloce lo fai anche economizzando sui respiri
Accarezzo la parte interna per buona parte della curva, la C3 morde decisa la corda, il differenziale lavora alla grande, il posteriore prima scivola delicato poi si lascia coinvolgere seguendo la traccia. Terza nel mezzo, quarta in uscita e la lascio scorrere fin sopra il tappetino verde esterno alla pista. Il mio compagno in Gara 1 è uscito proprio al “Tornantino”. Sembra una frenata semplice, non lo è. Proprio nella zona di staccata c’è un impercettibile rialzo che se ci freni sopra rischi di sbilanciarla. Ci arrivo con calma, inutile arrembare. Qui li sento i chili extra, mi aspetto delle reazioni più fulminee ma se esagero rischio di combattere in curva con il sottosterzo. Non carico troppo l’anteriore e apprezzo il suo perfetto equilibrio tenendomi stretto alla corda per uscire lasciando scorrere la C3 Max. Terza, quarta, appoggio la quinta e mi avvento verso la “Variante Po” che apre la sezione più vivace della pista. Modulo la frenata in inserimento, aggredisco il cordolo esterno e poi di nuovo un colpo di freni, seconda e dentro la “Quadra1”. Con il suo compatto layout mi immagino un certo movimento del posteriore e, invece, la C3Max è stabile e coesa, zero alleggerimenti e un inserimento dell’avantreno davvero coinvolgente. La vettura dimostra un certo entusiasmo, la accompagno in uscita, terza, quarta, pizzico i freni per tagliare letteralmente la “Quadra 2”. Sono tutto in appoggio, il posteriore ancora una volta prima tende ad allargare, ma poi si allinea seguendo la traccia dell’avantreno.
Qui è bellissimo perché è forse il settore dove riesci a fare il tempo se sei aggressivo il giusto. Lascio scorrere la Citroën sfruttando tutto lo spazio che ho (e un pizzico in più). La piccola piega a destra prima dell’ultima curva, la “Dogado”, la taglio letteralmente, freno sfiorando il cordolo esterno e tenendomi chiuso, in seconda, all’interno della curva.
La C3 Max è deliziosamente malleabile, tanto da consentirmi di guidarla negli stili più diversi alla ricerca, come sono, delle giuste interpretazioni di questo tratto: tutto stretto per poi allargare in uscita o farlo in due tempi allargandomi al centro? In uscita è bellissima con una scivolata godibile da gestire e plastica da vedere.
L’ultima curva, da seconda e poi dentro il rettilineo dove paga dazio per la zavorra che frena lo slancio del suo quattro cilindri, che avrà pure 50 cavalli in più, ma che perde 10 km/h di allungo e vigore.