Ayrton Senna Da Silva è nato il 21 marzo 1960 a San Paolo. Oggi avrebbe compiuto 57 anni e, sono sicuro, avrebbe continuato a bastonare avversari scendendo ogni tanto in pista, in altre Categorie. Perché il talento della velocità non è solo un fatto di coraggio e di tecnica, ma di testa.
[blockquote text=”E’ strano, proprio quando penso di esser andato il più lontano possibile, scopro che posso spingermi ancora oltre” signature=”Ayrton Senna “]
[dropcap]A[/dropcap]yrton, di pensieri così, ce ne ha consegnati tantissimi. Eredità ricca e commovente di un uomo che ha conquistato centinaia di milioni di persone. Perché Ayrton non era un pilota forte. Era fortissimo. Ma non solo di velocità naturale, padronanza della tecnica e cose così. Lui era soprattutto fortissimo di mente. Scomponeva ogni cosa in dettagli, ché il senso del tutto è fatto proprio dalla somma dei suoi particolari. Così come noi siamo la somma delle nostre emozioni.
[ads comp=”Ayrton Senna ” title=”Il giro perfetto ” desc=”Un estratto del documentario su Senna in cui è lo stesso Ayrton che ci racconta la mistica dell’alta guida. Uno dei momenti che ha contribuito a costruire la leggenda di questo immenso uomo e pilota brasiliano” text_link=”Ayrton Senna Lap Montecarlo ” link=”https://www.youtube.com/watch?v=NeFqsWWG1qE” image=”https://cldup.com/CIAsWsZx93.jpg”]
Ecco, Ayrton ha costruito la sua leggenda sulla capacità di trascendere dal contesto agonistico per ricrearsi l’immagine, il momento della competizione, in una dimensione mentale tutta sua. Era energia che si percepiva, che faceva vibrare l’aria intorno, che egemonizzava la sua squadra, che spazzava via gli avversari, che calamitava l’attenzione di milioni di tifosi. La velocità, quella, era la naturale conseguenza.
A guardarlo pilotare tu avvertivi e ammiravi il gesto come se fosse una cosa a lui naturale. Come respirare. Lui guidava e insegnava senza dire. Semplicemente si faceva così. Ed il così era giusto, non solo preciso, ma bello da vedere e mai di fretta. Il così di Ayrton aveva l’andatura e i gesti che facevano rima tra loro e tu semplicemente ne comprendevi la forza mentale ancor prima che tecnica o del talento e del coraggio.
[blockquote text=”Pensi di avere un limite, così provi a toccare questo limite. Accade qualcosa e immediatamente riesci a correre un po’ più forte, grazie al potere della tua mente, alla tua determinazione, al tuo istinto e grazie all’esperienza” signature=”Ayrton Senna “]Guidava fortissimo, quei turni di qualifica leggendari che andavano secondo un suo ritmo assorto, uguale. E in quel cockpit angusto occhi, mani e piedi andavano da soli. Quella era l’opera.
[blockquote text=”Siamo fatti di emozioni. Cerchiamo sempre delle emozioni. E’solo questione di trovare il modo per provarle. Ci sono molti modi per provare un’emozione e c’è solo una cosa particolare che la Formula 1 può fornire. Siamo sempre esposti al pericolo. Pericolo di farsi del male. Pericolo di morire” signature=”Ayrton Senna “]Oggi avrebbe spento 57 candeline, giovane ancora e sicuramente in grado di dare ancora filo da torcere, tra i cordoli, a molti, moltissimi. E invece è lui che si è spento, quel maledetto 1 maggio 1994. Ieri ho ripreso in mano lo splendido libro di Giorgio Terruzzi “Suite 200” (acquistatelo e leggetelo se ancora non l’avete fatto) , in quarta di copertina c’è scritto questo: “ La sua vita? Quella. Questa. Un trionfo motoristico pagato cifre esorbitanti. Mascherato dalla consapevolezza di essere Ayrton Senna. Un’iradiddio. Un Fenomeno”. Tanto basta.
Ciao Ayrton.