E di queste ore l’ultima dichiarazione di Sergio Marchionne: dal 2022 nessun’auto del Gruppo FCA sarà offerta con il motore diesel. È oramai un approccio generalizzato: tutti ad abbracciare ibrido ed elettrico per un futuro molto prossimo. Ma il diesel è veramente spacciato?
La questione è puramente economica perché adattare le emissioni di questi motori ai regolamenti sempre più stringenti diventa sempre più oneroso. Un lento e doloroso percorso verso il declino di una motorizzazione che, secondo me, è stata demonizzata molto più di quello che merita.
[dropcap]C[/dropcap]erto il tutto parte dal quel tonfo etico e di immagine che ha rappresentato il dieselgate del 2015 scatenato dalla Volkswagen sorpresa a barare sulle emissioni dei propri motori diesel negli States con una soluzione software che consentiva di soddisfare gli standard americani per gli ossidi di azoto nel test di omologazione, limiti che andavano a farsi benedire, aumentando fino a 40 volte, nelle condizioni normali di guida. Poi un successivo coinvolgimento di altri costruttori, come FCA, poi rumors vari sui francesi di Renault, poi le voci di corridoio che parlavano (e parlano) di una sola punta di iceberg venuta fuori e, di contro, una serie di difese che hanno alzato una barriera di distinguo e di precisazioni che, al netto di tutto, ci fanno capire quanto materiale ci sia ancora da scrivere.Da allora in poi un’onda di reazioni (emotive) che hanno portato anche un diverso numero di grandi città in giro per il mondo a vietare l’uso dei motori diesel nei loro centri urbani e tutti a partire da una certa data dopo il 2020. Roma compresa. A seguire, sull’onda lunga dello scandalo, la decisa accelerazione di tutti i Costruttori circa una progressiva e massiccia elettrificazione della gamma perché la questione, oramai, mette in discussione la redditività futura di questa tipologia di motorizzazione.
Ma senza entrare troppo nel merito delle vendite, siamo sicuri che il nostro caro diesel sia spacciato definitivamente?
A leggere i media specializzati sembra di sì, adesso il diesel è di nuovo sporco e cattivo e con una tecnologia piuttosto antiquata. Una visione, a mio riguardo, eccessivamente semplificata e assente di importanti sfumature.
La long-tail dei motori diesel
Avete presente la differenza tra una notizia di giornata, che vale un titolo in prima pagina o da ribattere subito su un magazine on line per garantirsi l’immediato numero di visualizzazioni, e una storia più lunga ed articolata che cresce nel tempo in termini di lettori e visualizzazioni? Si parla della seconda come più efficiente nella sua long-tail. Ebbene il diesel vive nella stessa logica, nel senso che ci sono diversi fattori che rendono lo rendono ancora competitivo nel lungo termine.
Quali sono? Eccoli:
- In primis: resteranno i protagonisti nel trasporto medio e pesante a livello mondiale.
- Hanno una coppia maggiore, sono più efficienti e durevoli rispetto a quelli a benzina.
- Hanno minori esigenze di manutenzione rispetto ai benzina.
- Le auto diesel hanno un valore residuo più elevato.
- Il minor costo del carburante (non solo in Italia) rende i veicoli diesel per il trasporto leggero più popolare.
Da questi primi punti emerge un fatto: la ricerca continua e continuerà se non altro trainata dalle esigenze del trasporto pesante. I fattori di ricaduta non potranno che avere ripercussioni positive sulla trazione leggera. Ora la questione si sposterà su una convenienza, in termini di comunicazione e marketing, da parte delle Case, di difendere questa posizione o meno. Anche in Italia, però, si sono registrate delle importanti dichiarazioni a riguardo proprio dai vertici delle filiali nazionali:
[blockquote text=”Stiamo vivendo in una sorta di demonizzazione del diesel, noi riteniamo che il mondo dell’industria automobilistica ha fatto tanto per ridurre le emissioni; un motore diesel moderno emette meno CO2 rispetto ad un motore benzina di pari cilindrata e prestazione e per quanto riguarda gli altri parametri è allo stesso livello. E’ una demonizzazione di un motore che, da un punto di vista termodinamico, è molto più efficiente di quello benzina” signature=”Giuseppe Bitti | AD Kia Italia”] [blockquote text=”Vorrei ricordare che le emissioni diCO2 in Europa sono decisamente più basse di quanto siano negli Stati Uniti o in Cina perché la percentuale di vendite di vetture diesel nel vecchio continente è molto maggiore. Negli ultimi 10 anni, le automobili con motore a gasolio (se sviluppate in maniera responsabile e corretta come le nostre) sono state dotate di filtri che hanno consentito di ridurre praticamente azero le emissioni di particolati, e minimizzando le emissioni di NOx. Peraltro il traffico è responsabile soltanto del15% delle emissioni e non appena i moderni propulsori Euro 6 andranno a sostituire vetture più vecchie tecnologicamente, anche le emissioni di NOx scenderanno drasticamente. Già oggi i valori sono inferiori del 60% a quelli di 25 anni fa a testimoniare che l’industria dell’automobile ha fatto molto in termini di investimenti e di soluzioni per andare incontro alle sempre più vincolanti (e giuste vorrei aggiungere) richieste in tema di sostenibilità e attenzione alle tematiche ambientali, siano esse il riscaldamento globale o l’inquinamento dell’aria in ambito urbano. Vorrei dire, con estrema chiarezza, che, senza il contributo dei moderni motori diesel, i target sulle emissioni di CO2 saranno difficilmente raggiungibili, se non con percentuali di vetture elettriche ad oggi non preventivabili.” signature=”Sergio Solero | AD BMW Italia “]Tanti mercati, tante esigenze
Le dinamiche dei mercati sono marcatamente differenti e legate al contesto economico. Veicoli ibridi ed elettrici rappresenteranno il futuro prossimo in quelli maturi che presentano normative sulle emissioni piuttosto stringenti, ma a livello globale l’impatto sulla domanda sarà piuttosto limitato.
C’è poi la questione dell’infrastruttura vero nodo cruciale per la diffusione del veicolo elettrico. In Italia siamo ancora messi male, ma anche all’estero non è che ci troviamo di fronte ad esperienze diametralmente opposte (tranne che nei Paesi nordici). In poche parole, le amministrazioni locali non vanno certamente di pari passo con i dipartimenti di R&S delle Case costruttrici e questo collo di bottiglia rappresenta necessariamente un rallentamento anche della produzione che, dovendo scontare ancora numeri limitari, non si rende certo competitiva nei suoi valori di acquisto e gestione rispetto ai modelli diesel più moderni e tecnologicamente avanzati.
Tutto questo senza considerare il grande salto in avanti tecnico dei nostri cari vecchi diesel. Negli ultimi 15 anni il design complessivo è nettamente migliorato, le prestazioni sono enormemente maggiori grazie ad una vasta gamma di tecnologie introdotte che hanno contribuito non poco a tagliare le emissioni complessive.
Le dichiarazioni di Giuseppe Bitti (KIA) e Sergio Solero (BMW) non sono certamente isolate, rappresentano, evidentemente, il punto di vista ufficiale delle rispettive Case che, a loro volta, non sono voci uniche in un panorama competitivo e tecnologico che adesso sembra freneticamente occupato dall’elettrico. Senza dubbio il maggiore costo per realizzare unità in linea con le stringenti norme attuali è facilmente gestibile su motori alto di gamma, ma la tecnologia e la ricerca vanno avanti non solo per ibrido ed elettrico …
I numeri attuali
[ads comp=”UNRAE” title=”UNRAE Book 2017″ desc=”L’analisi del mercato autoveicoli in Italia per comprendere le tendenze ed i numeri per segmenti, motorizzazioni e tantissimo altro. ” text_link=”Leggi on line o scarica il documento ” link=”https://ita.calameo.com/read/000675349b09627079ba3″ image=”https://cldup.com/msylSg0rD1.jpg”]Malgrado una campagna non favorevole al diesel, malgrado l’annuncio di diversi costruttori di un progressivo abbandono di questa motorizzazione, il mercato complessivo, fotografato dagli ultimi dati Unrae, sembra evidenziare una netta leadership, sul mercato Italia, della motorizzazione diesel con un complessivo di immatricolazioni nel primo trimestre 2018 di 319.000 unità con un – 2,5% rispetto al 2017 (327.945). Una contrazione che si deve inquadrare in una generale (preoccupane?) flessione del mercato. Il benzina fa peggio con una contrazione del 3,2% rispetto al 2017 (189.843 vs 196.129). Le ibride? Un deciso salto in avanti, ma con numeri assoluti ancora imparagonabili: +30% nel trimestre 2018 rispetto a quello 2017 con 20.194 immatricolazioni del benzina+elettrico (15.424 nel 2017) e, addirittura, del 283% del diesel+elettrico anche se, in questo caso, parliamo di numeri molto piccoli (180 vs 47).
Sempre in tema elettrificate le ibride plug-in vantano un incremento percentuale, in questo primo trimestre, del 72% passando da 532 a 918 immatricolazioni.
Le full electric seguono in scia le ibride plug-in con un incremento del 71%, rispetto al trimestre 2017, con 923 immatricolazioni contro 537.
Come si vede, alla fine, una tendenza in netta crescita del mercato ibrido ed elettrico, ma ancora lontana, lontanissima, in termini assoluti, dai numeri di diesel e benzina messi insieme e lontana anche dagli altri mercati europei che performano, per l’ibrido e l’elettrico con numeri molto più elevati. Ma la questione, in senso generale, è che il motore endotermico, ed il diesel in particolare, ancora ha molto da poter esprimere. Allora qual è il miglior atteggiamento al riguardo?
Il futuro del diesel passa attraverso la ricerca e l’innovazione tecnologica
Malgrado le molte dichiarazioni che sembrano dare per scontato la fine del diesel, malgrado in Europa il trend di vendita della motorizzazione a benzina abbia superato quello diesel, nessuno ancora ha mai pronunciato definitivamente la parola fine a questa motorizzazione. Le divisioni Ricerca e Sviluppo delle Case non sono e non rimarranno certamente con le mani in mano ed il futuro passerà necessariamente attraverso l’innovazione tecnologica: materiali leggeri, sovralimentazione, sistemi catalitici, saranno i protagonisti del rilancio di questi motori. Io lo spero.