Parlando di motorsport, molto raramente si approfondisce l’argomento abbigliamento tecnico. E invece questo settore è appassionante per le molteplici variabili in gioco e per la percentuale di R&S che c’è dietro. Ne parlo con Marco Falaguerra direttore del marketing di Sparco.
[dropcap]I[/dropcap] primati mondiali che l’Italia ha nel motorsport non sono solo di carattere sportivo, ma anche industriale e tecnologico. Tra i Marchi leader del settore non possiamo non annoverare Sparco. Sinonimo di racing in giro per il mondo, l’azienda torinese ha ultimamente consolidato una sua precisa strategia di rilancio che la vede preparata e tonica su diversi fronti tutti dedicati a questo comparto. Mi sono incontrato a Vallelunga, in occasione dell’evento organizzato dalla Kunos Simulazioni per Assetto Corsa con Marco Falaguerra, Direttore marketing dell’azienda di Volpiano, per fare una chiacchierata girando intorno a tanti argomenti legati al mondo motorsport e alla sua evoluzione in ottica Sparco: “la nostra catena del valore è interamente focalizzata sul motorsport e sulla fornitura di componenti ad alto contenuto tecnologico per il settore auto. Vestiamo dalla testa ai piedi un pilota, contribuiamo profondamente nell’allestimento di una vettura da corsa, ma siamo presenti anche nel primo equipaggiamento con prodotti ad alto contenuto tecnologico e manifatturiero”La combinazione ignifuga è una specialità che vede primeggiare, nel mondo, pochi grandi Marchi. Tra questi due sono italiani e anche alcuni di quelli stranieri sono comunque realizzati in Italia a riprova della grande tradizione che vantiamo in questo settore e questo senza considerare Marchi più piccoli ma particolarmente dinamici che sono italiani e altrettanto presenti sul mercato internazionale.
“Valutando l’evoluzione e, quindi, gli scenari competitivi in cui già ci confrontiamo mi viene subito in mente la leggerezza e la traspirabilità, per quanto riguarda il pilota. Mentre sull’underwear non possiamo scendere sotto i 120 gr/mq2 la sfida è tutta concentrata sulle tute. Devi pensare che la tuta di Hamilton nel 2010 pesava 1,5 chili, quella di Alonso di quest’anno, che dal prossimo sarà disponibile a tutti, pesa poco più di 500 grammi. Abbiamo tolto 1 chilo tondo in una manciata di anni (e ricerca). Praticamente indossi la tuta e ti sembra di non indossare nulla, mezzo chilo addosso praticamente non si sente. Poi c’è anche un’altra sfida, altrettanto intrigante, che è quella della personalizzazione. Ci siamo attrezzati per realizzare un prodotto il più possibile su misura: dall’impronta della mano a quella piede, fino a 22 misure sul corpo. E questo lo facciamo internamente, l’80% dei prodotti che vendiamo sono fatti in Italia e quelli di altissima qualità sono totalmente italiani e fatti solo da noi”
La ricerca tecnologica investe anche i tessuti. Si parla sempre di più di tessuti intelligenti, perché c’è una grande differenza tra dispositivi portatili e dispositivi indossabili e, al riguardo, Google è già piuttosto avanti con il suo Project Jacquard, la ricerca su tessuti i cui filamenti possono connettersi a dei chip che interagiscono con i nostri movimenti o che hanno la possibilità di monitorare tutta una serie di parametri. Una frontiera che trovo estremamente interessante e che prossimamente affronterò con maggiore accuratezza. Nel mondo del motorsport uno dei parametri più importanti per un pilota è il controllo della temperatura.
Mentre sulle tute la frontiera della ricerca è focalizzata sul peso, sull’underwear potrebbe essere quello della creazione e utilizzo di tessuti pro-attivi che reagiscono all’innalzamento della temperatura corporea. Ricordo, diversi anni fa, degli indumenti trattati con un prodotto che, messi nel congelatore del frigorifero, trattenevano il freddo rilasciandolo poi, lentamente, una volta indossati dal pilota.
“in questo momento la nostra ricerca sull’underwear ha due linee guida. La cosa che dà più fastidio ad un atleta (e il pilota è innanzitutto un atleta) è il sudore sulla pelle. Stiamo lavorando con dei materiali che presentano delle membrane piuttosto aperte con delle tessiture tali da consentire una veloce evaporazione del sudore. Per quanto riguarda il controllo della temperatura, al momento non abbiamo un riscontro, tra le fibre naturali, che possa mantenere costante o ridurre la temperatura corporea. Abbiamo per adesso adottato un sistema che chiamiamo X-Cool. Praticamente è una sostanza, a base di mentolo, che si sprigiona durante l’attività e, inalata dal pilota, garantisce una forte e persistente sensazione di freschezza. Al momento lo stato dell’arte al riguardo ci consente questo tipo di soluzione. Quello che vorrei ottenere in futuro, ed il nostro reparto ricerca e sviluppo sta lavorando al riguardo, è quello di individuare delle fibre naturali che riescano a mantenere costante la temperatura. Questo è il nostro obiettivo di medio termine”
Parlando proprio di R&S che rappresenta una voce fondamentale per mantenere la leadership sul mercato internazionale che voi vantate. Qual è la percentuale investita?
Attualmente Sparco ha un fatturato annuo di 65 milioni di Euro. La percentuale che noi investiamo in R&S supera il 4% di questo fatturato. La nostra divisione R&S destina questo budget ad una serie di prove di cui solo il 10% si tradurrà in un prodotto finito. Il 90% è solo prove, ricerca pura. Diciamo che questo metodo ci ha garantito la possibilità di recitare la parte dei pionieri nel settore. I nostri progetti di ricerca hanno una gittata di tre/quattro anni. Per esempio, siamo partiti nel 2013 con la “Prime”, questa tuta superleggera che quest’anno ha indossato Alonso. Il prossimo anno, dopo tre anni di ricerca e sviluppo, questa tuta da 500 grammi sarà a disposizione della nostra clientela.
Questo per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico, ma Sparco non è solo questo.
Sparco impiega nel mondo oltre 700 dipendenti, di cui 100 assunti nell’ultimo anno soprattutto perché il 35% del nostro fatturato è fatto dal primo impianto. Siamo partner di alcune Case automobilistiche per le quali facciamo parti in carbonio e vetroresina. Per esempio per Alfa Romeo Giulia abbiamo realizzato i sedili in carbonio e lo spoiler anteriore attivo, siamo coinvolti nella Bugatti Chiron, la Lotus Evora e per Lamborghini, il nostro partner più importante, produciamo tutto il Carbon Pack della Aventador oltre ai sedili in carbonio. Poi ci sono altri partner dove la nostra collaborazione non è ufficiale per scelte di comunicazione del Costruttore e che noi, ovviamente, rispettiamo.
Parliamo di Brand e le vostre politiche future al riguardo. Partendo dalla constatazione che il nome Sparco è molto conosciuto ed apprezzato anche nel mondo del cinema.
Fast & Furious, per esempio, è iniziato che i produttori si presentarono in Sparco USA per acquistare il materiale. Ci siamo spesso trovati presenti in film importanti a nostra totale insaputa come, per esempio, in Iron Man 2 altre volte siamo stati presenti grazie ad operazioni più articolate come in Transformers per finire al film Veloce come il Vento con Stefano Accorsi. Quest’ultima è stata una collaborazione che mi ha molto soddisfatto sia perché la produzione è stata tutta italiana e sia perché il film è stato distribuito in 40 Paesi e questo ha dato maggiore enfasi a tutto il progetto.
Rimanendo sul brand awareness?
Abbiamo una strategia al riguardo piuttosto precisa. Il brand Sparco, malgrado la sua forza, è percepito da una platea che ha già consolidato il suo interesse verso l’automobilismo. La nostra missione adesso è avvicinare con più forza i giovani cavalcando anche le mode. La nostra partnership con Assetto Corsa, per esempio, si giustifica proprio perché il mondo del Sim Racing sta crescendo in maniera pazzesca richiamando tantissimi giovani ai quali Sparco è interessata. Fino a 10 anni fa c’era il kart e poi si saliva in auto, adesso ci sono i Sim Racer. La nostra prossima intenzione è creare, in azienda, una business unit dedicata esclusivamente ai Sim Racer. Così come facciamo prodotti specifici per il Kart, per il Tuning, così dobbiamo mettere a punto una linea e dei prodotti per questa nuovo tipo di piloti.
Da dove partirete per i Sim Racer?
Sicuramente dalle sedute e dalla migliore definizione di cockpit. Un Sim Racer ha delle esigenze di settaggio del proprio spazio molto precise. Ci sono grossissime affinità con i piloti da corsa, affinità che mi sono state ben chiarite da Jason Button che mi ha fatto vedere la sua postazione Sim Racing, quella di casa.
Quando potremo vedere questo nuovo prodotto di Sparco?
Io penso al più tardi a marzo, aprile. Stiamo preparando diverse proposte per le diverse esigenze e possibilità, partendo da un utilizzo più professionale, di vero e proprio training, per arrivare a prodotti adatti ad un sim racer più “della domenica”.
Marco Falaguerra viene da Mizuno, altro marchio molto importante nel settore dello sport. Conoscere le dinamiche complessive del settore e molto importante per indirizzare la strategia di un’azienda come Sparco.
Qual è la tua visione per il futuro di Sparco?
Innanzitutto continuare a lavorare sul primo equipaggiamento, ma non solo legato all’auto. Penso al settore navale, marino, spaziale, quello militare. Rimanendo, invece, in ambito sportivo, è il settore del calcio che noi stiamo studiando per trovare il modo di evolvere nella nostra proposta commerciale. Per adesso stiamo fornendo delle sedute personalizzate che sono anche diventate prodotti che vendiamo ai tifosi. Stiamo pensando al settore moto, ma ci stiamo muovendo con riflessione. E’ un programma sulla carta molto impegnativo sia in termini di risorse umane che economiche. Per adesso abbiamo fatto una partneship con Loris Capirossi legata ai caschi perché solo sui caschi da moto noi vorremmo concentrarci.
Calcio quindi, uno sport in gradi di attirare su ogni Marchio l’attenzione di milioni di persone, ma l’auto continua ad essere il core dell’impegno Sparco. La novità del Sim Racing e della, oramai sdoganata, figura del pilota virtuale, è la cosa che più mi incuriosisce. Sul mio personale cartellino ci passo un tratto di evidenziatore. Sicuramente ci ritornerò sopra.