E’ bello scrivere della rinascita di un Marchio sportivo. Alpine ha sempre fatto il paio con Renault. Alpine Renault, per un vero appassionato, vuol dire tante cose. Ma in un settore di nicchia molto complicato, come quello in cui ritornerà, sarà facile?
[dropcap]I[/dropcap]o ricordo la Alpine A 110 un instant classic, la A310 meno di successo, più pretenziosa, ma con il suo carattere, poi la Serie delle Renault 5, quando Alpine aveva perso per strada le velleità di conquistarsi uno spazio nel mercato delle GT sportive. Poi l’oblio, le scelte di un Costruttore che non voleva contemplare un Marchio che parlava ad un target di nicchia. Qualche anno fa, siamo a fine 2012, l’annuncio di una strana partnership: la Caterham di Tony Fernandes che crea una società alla pari con Renault per ritornare a costruire a Dieppe, storica sede della Alpine, una nuova GT. Una partnership che, personalmente, insieme a qualche altre migliaia e migliaia di osservatori, non ho mai compreso. Dov’era la logica di una partnership paritaria tra la Caterham, che ha sempre costruito auto divertentissime, ma tecnologicamente vicine allo zero, e la Renault? I soldi di Fernandes? Che neanche il team di allora li vedeva così regolarmente? Alla fine, dopo neanche un anno e mezzo (siamo a giugno del 2014) l’epilogo: il team Caterham di F1 praticamente fallito e la Société des Automobiles Alpine Caterham che perde la partecipazione anglo malese e ritorna con la denominazione più appropriata di Société des Automobiles Alpine. Il progetto però già c’è, le linee quasi definitive, mancano gli interni e Renault ritorna in sella da sola per un obiettivo su cui ha scommesso non poco.All’inizio di quest’anno la presentazione della Vision, il concept che anticipa di fatto le linee definitive della Alpine (si vocifera anche una sigla: A120) e un sito: www.alpinecars.com impostato non sulla descrizione puntuale della vettura, ma sul modo di vivere il Marchio, le immagini della nuova Alpine immersa in contesti eterogenei ma legati dal fil rouge dello stile. Insomma, Alpine, prima ancora che il prodotto e un modo di vivere legato alla sua storia e ad un futuro ancora tutto da scrivere.
In attesa di poterla guidare, questo passaggio a me interessa molto. Non è solo perché è legato ai miei studi, ma oggettivamente in questo settore dell’automobile il consumatore non acquista la vettura, ma il Marchio. Ed il Marchio non è altro che una stratificazione di significati, di valori intangibili fatti di storia, cultura, ma soprattutto relazioni.
Ecco, Alpine racconta molto agli appassionati, fa parte delle pagine belle della storia dell’auto, ma qui si tratta di una vera e propria rinascita. Il sito è ben costruito, è coerente con la necessità di imporre quell’identità forte e radicata necessaria per intercettare il cliente tipo. Cioè il soggetto (la vettura) ed il brand (Alpine) collaborano nella creazione di quel senso del valore necessario per conquistare fette di un mercato di nicchia, ma fatto di utenti molto esigenti. Attraverso delle tecniche di storytelling che trovo piuttosto indovinate, si tratteggiano efficacemente sia lo spirito di Alpine, ma anche le caratteristiche del coupé che sarà.
Non ci sono ancora caratteristiche tecniche precise che saranno comunicate nei prossimi mesi, ma solo dati legati ai sensi: performance e i colori. Le prime parlano piuttosto chiaro con quel 0-100 km/h in 4.5 secondi, mentre i colori sono tre; il mitico “Bleu Alpine” poi il “Blanc solaire” e il “Noir profond”. I prezzi saranno compresi tra i 55.000 e i 60.000 Euro. Per il resto dobbiamo aspettare la data di uscita che sarà fine 2017.
Nel frattempo però, proprio per allargare il proprio market share e per enfatizzare i fattori distintivi di Alpine come brand, ecco la proposta, lanciata da poco meno di un mese, di poter acquistare una edizione speciale direttamente dal sito. Si chiamerà “Alpine Première Edition” e sarà tirata in 1.955 esemplari, come la data di nascita del Marchio fondato da Jean Rédélé. Rappresentano di fatto i primi esemplari che usciranno dalla fabbrica e il cliente potrà scegliersi il colore ed il numero di produzione (chiaramente in relazione a quelli via via disponibili) con una targhetta speciale che verrà apposta sulla consolle centrale. Per fare questo bisognerà versare € 2.000 anche attraverso l’app Alpine già disponibile per Android e iOS.
Le immagini sul sito spiegano e descrivono piuttosto bene. Non ho mai visto da vicino il prototipo, ma la linea rappresenta l’interpretazione in chiave moderna della A110 che io, personalmente, adoro. I richiami sono evidenti, dalla nervatura sulle fiancate al lunotto bombato e spiovente che otticamente è tutt’uno ad una coda corta il cui profilo mi ricorda quello della Jaguar F_Type. La postura è dinamica e nevrile, piuttosto larga, lo scarico centrale richiama le forme di quello visto su Mégane RS. Passaruota muscolosi, una linea di cintura alta e un faccia che richiama ancora di più quella della sua progenitrice. Mi piace molto come è stato interpretato il cofano con quelle nervature verticali che slanciano e che richiamano nettamente alla A110.
Gli interni non sono da meno: tanto alluminio e carbonio, un accostamento di materiali indovinato, i sedili profilati in pelle, soluzioni stilistiche lontane anni luce da qualsivoglia family feeling Renault. E’ questo è un bene per l’identità precisa del Marchio. Mi piace moltissimo la consolle, una linea minimalista e quasi sospesa al centro dell’abitacolo. Sul sito ci sono molte immagini esplicative, a me piacciono molto i draft dei designer da cui si può apprezzare lo scostamento minimo tra le intenzioni del Centro stile e l’ingegnerizzazione del prodotto finito
Insomma, questa Alpine, a guardarla, sembra il ritorno tanto atteso di un Marchio che ha dato tanto all’automobile sportiva e al motorsport. Le premesse, per me, ci sono tutte. La prova su strada ci darà la conferma di un lavoro ben fatto. Ma anche il range di prezzo fissato potrebbe essere la chiave del suo successo. Per quanto mi riguarda io tifo per un ritorno alla grande di Alpine.