Ho partecipato alla prima del Campionato Italiano Turismo 2016 con la Citroën C3 Max preparata dalla 2T Course&Reglage di Milano e dalla pistoiese Procar. Ecco il mio pezzo che è stato pubblicato su Car Magazine e su Car On Line
[dropcap]U[/dropcap]n fine settimana ricco di emozioni e delusioni, ma comunque dai colori intensi e sapori decisi. E’ così che mi sento di riassumere il week end di gara che ho avuto il piacere di passare con i ragazzi del Procar Motorsport e della 2T Course & Reglage. Al centro della scena la Citroën C3 Max che nel 2015 ha conquistato il Titolo Assoluto nella categoria fino a 1.8 litri con alla guida Massimo Arduini. [ads comp=”Citroen ” title=”Citroen C3 MAX” desc=”Un giro durante la qualificazione della gara di apertura del Campionato Italiano Turismo TCR 2016. ” text_link=”” link=”https://www.youtube.com/watch?v=M24cnaO3PRo” image=”https://cldup.com/HBqKr_R-pV.png”]Quest’anno si ripresenta ai blocchi di partenza a competere nella categoria regina, ma in deroga. Sia la cilindrata che le dimensioni non sono compatibili con il regolamento del TCR che prevede vetture a 4/5 porte, di lunghezza minima di 4,20 metri, e cilindrata di 2 litri e allora la Federazione, per cercare di omogeneizzare le prestazioni tra tutte le vetture, attraverso il Balance of Performance (BoP), ha oggettivamente esagerato costringendo il 4 cilindri da 1.6 litri, che quest’anno ha aggiunto alla sua polveriera ben 50 cavalli sfiorando il tetto dei 300, a trascinarsi ben 140 chilogrammi aggiuntivi che ne hanno tarpato le ali qui ad Adria e che, già dal prossimo appuntamento di Misano Adriatico, saranno in parte tolti per un corposo, atteso, alleggerimento.
Non avevo ancora visto da vicino la C3 Max e la prima impressione è quella di una realizzazione complessiva molto dettagliata. Un progetto deliberato ufficialmente dalla filiale italiana di Citroën ed affidato alle capacità progettuali e costruttive di due organizzazioni private: la Procar Motorsport e la 2T Course & Reglage e poi un Massimo Arduini a costruire visioni e guidare uomini e mezzi verso un progetto di motorsport che ha assicurato e continuerà ad assicurare ricadute positive in immagine e slancio di Marca.
Rispetto alla versione dell’anno scorso, vincitrice proprio con Massimo Arduini del Campionato Italiano Turismo Endurance della classe fino a 1.8 litri, la C3 Max è stata sottoposta a pochi, ma marcati interventi per rispondere alla richiesta di un così importante aumento di peso. Sono state rimontate le portiere in acciaio al posto di quelle in carbonio e inseriti, in abitacolo, panetti di piombo come zavorra per portare il peso dai 1020 chili a secco ai 1225, con pilota a bordo, come da regolamento TCR. Un intervento che ne condizionerà di molto la competitività, ma che scoprirò, gli donerà un comportamento dinamico più leggibile ed interpretabile.
A vederla sui martinetti sotto la tenda del team, la C3 Max dà la sensazione di essere un’auto speciale anche da ferma. Una vera dura. I passaruota sono allargati, sfoghi d’aria ed intagli sul cofano in carbonio ad occhieggiare intercooler e turbo, spoiler anteriore e posteriore molto marcati, cerchi da 8×18” a calzare pneumatici Hankook da 240 con freni Brembo morsi da caliper della AP Racing, un assetto Öhlins TTX a tre vie. L’effetto finale, con le carreggiate allargate, la carrozzeria esagerata, le appendici extra e la combinazione di colori ufficiali è a dir poco esplosivo ed inequivocabile.
Adoro la temperatura emotiva di un week end di gara e adoro questo sport dove anche il piccolo dettaglio deve essere analizzato e curato e rifinito come se fosse elemento centrale del tutto, perché magari è proprio da quello che può dipendere la vittoria o la sconfitta. Divido la Citroën, a partire dai primi due turni di prove libere, con il mio amico e collega di Quattroruote Andrea Stassano. Non ho mai provato questa C3 Max, mi dicono che tende ad avere un comportamento imprevedibile del posteriore quando il ritmo si fa più incalzante. Un nervosismo latente che promette una grande reattività negli inserimenti, ma che richiede anche una certa capacità nell’interpretare i segnali, un po’ aeriformi, che ti dà prima di partire del tutto. Insomma, una vettura che pretende esperienza ed abitudine. Magari la prima posso anche vantarla, ma la seconda proprio no. Il turno di libere da 25’ mi serve per prendere confidenza.
Adria non è una pista particolarmente complessa. Lungo i 2.700 metri si snodano ben 14 curve con due brevi allunghi e se sei veramente efficace ti ritrovi a guidare in totale apnea perché il ritmo può diventare così forsennato che, magari, il giro veloce lo fai anche economizzando sui respiri.
Dopo appena un paio di giri mi rendo conto che il presunto nervosismo della C3 Max si è tramutato in una piacevolissima compostezza. Lo studio della zavorra, con una certa quantità nel posteriore, hanno reso la vettura meno nevrile e più dialogante. Succede che l’attacco della curva 4 e l’uscita dalla 5 diventa una manovra molto piacevole da governare, con un posteriore sempre solido e ben coeso con il resto di un assetto semplicemente meraviglioso sui salti dei cordoli che riesco a prendere con una certa veemenza. Adesso, la C3 Max, il sovrasterzo in uscita quasi te lo telegrafa, dandoti tutto il tempo di accoglierlo a braccia aperte visto che diventa perfetto per allinearti il muso in uscita e tenere giù il gas subito subito.
Ma c’è anche un dettaglio umano che fa la differenza e si chiama Massimo Arduini. Perché? L’ho avuto nelle cuffie durante le prove del venerdì. La vettura io non la conoscevo, l’anno scorso mi ero limitato a vederla in foto e il tutoraggio “live” di Massimo non solo mi ha consentito di staccare un tempo molto interessante il sabato in qualifica, riuscendo a tenere dietro qualche TCR da 2 litri, ma è stata una esperienza che, da sola, meriterebbe un racconto a parte.
In America sono un elemento strategico per vincere le gare, qui in Europa non esistono ed in Italia, scopro, che il termine è conosciuto da ben pochi appassionati: parlo degli “spotter”. Quelle figure che si arrampicano sul trespolo e si mettono costantemente in contatto radio con i loro piloti. Ad Adria, complice il layout della pista, tutto ciò è potuto succedere e Massimo, per almeno cinque giri, non mi ha mollato, suggerendomi costantemente le traiettorie, i punti di frenata e, in perfetto spirito del ruolo (il termine significa “colui che individua”), mi avvertiva del sopraggiungere dei piloti più veloci o dei distacchi da quelli che potevamo avere nel mirino per le qualifiche. Vi posso garantire: una esperienza nell’esperienza.