Giugno, per noi appassionati di cose da corsa, è il mese di Le Mans. La 24 Ore di Le Mans. Qui il motorsport, per quanto mi riguarda, tocca il livello più alto della sua epica. La narrazione di tutto ciò che c’è dietro il fatto agonistico si esalta in questa gara di durata. Villorba Corse, alla sua prima partecipazione, ci regala questo docufilm.
[ads comp=”Docufilm su La 24 Ore di Le Mans” title=”Una vita Spericolata ” desc=”Recentemente è uscito questo backstage sul film dedicato alla 24 Ore di Le Mans che Steve McQueen girò come protagonista, e produsse, nel 1971″ text_link=”Steve McQeen Una vita spericolata. Il trailer” link=”https://www.youtube.com/watch?v=UEhzotre_0Q” image=”https://cldup.com/G9GNZhZcFG.jpg”] [dropcap]H[/dropcap]o sempre amato lo sport, ma prima ancora che per il suo fatto competitivo, lo amo per la storia che c’è dietro l’agonismo: la preparazione, la paura, il fallimento e la gioia, il sacrificio, il percorso. Ecco, l’elemento centrale di qualsiasi fatto di sport è raccontare il percorso per arrivare alla prestazione finale, ché quella è solo la punta dell’iceberg.Enunciato il principio, se prendi tutti gli sport per trattarli così, sono convinto che il motorsport rappresenti il più evocativo, epico, straordinario evento sportivo da raccontare. C’è dentro una costante, imponente commistione tra discipline diverse e tutte concorrono ad un unico obiettivo: la vittoria. Il motorsport è uno sport di squadra che affida al singolo la concretizzazione del tutto. Di un lavoro lunghissimo, faticoso, dispendioso. Sulle spalle di un atleta, il pilota da corsa, c’è la responsabilità enorme di concretizzare, in un risultato sportivo, le visioni, le scommesse, la fatica, l’impegno di un gruppo eterogeneo di persone e professionalità.
Detto questo, trovare il modo di raccontare questa cosa nel fluire di una narrazione, disegnando una mappa in cui la complessità diventasse leggibile, ordinata, bella è una iniziativa che è stata realizzata, negli anni, più volte. Sono convinto che anche i non appassionati smetterebbero di non seguire questo sport, se solo mettessero il naso lì dentro. Dentro una storia da corsa.
Quello che già è stato realizzato
L’endurance, come la 24 Ore appunto, si presta come nessun’altra specialità del motorsport a recitare questo ruolo. Legate alle corse di durata ci sono stati, negli anni, film e docufilm che l’hanno celebrata, come specialità e come gara. A partire da “La 24 Ore di Le Mans” di Steve McQueen, vera e propria pietra miliare nella cinematografia di genere.
[ads comp=”Jota Sport ” title=”Journey to Le Mans” desc=”Il docufilm prodotto da Jota Sport che racconta il loro percorso alla partecipazione di Le Mans 2014 ” text_link=”Journey to Le Mans. Il trailer ” link=”https://www.youtube.com/watch?v=VMxVJykzuRk” image=”https://cldup.com/MRfatH3n7r.jpg”]Ci sono docufilm bellissimi come The Speed Merchant che racconta la memorabile stagione dei Prototipi del 1972 e, sulla 24 Ore di Le Mans, “Truth in 24 I e II” mini serie prodotta dall’Audi, poi più recentemente e dedicati proprio alla partecipazione della 24 ore di Le Mans il “Le Mans: Chasing the Dream” e “Le Mans: in the Lap of the Gods” in cui protagonista è il team di Martin Short RollCentre. Per non parlare del docufilm Porsche dedicato al ritorno della Casa di Stoccarda nel 2015
Su Netflix è possibile vedere uno dei più recenti, di questi docufilm: Journey to Le Mans dove è il team Jota Sport a raccontarsi nella stagione 2014.
Villorba Corse. The Italian Spirit of Le Mans
L’ultimissimo, invece, parla italiano. Ci arrivo dopo un quadro generale sulla produzione filmistica dedicata al settore e trovo che sia giusto inquadrare questo “Road To Le Mans” all’interno di quanto già uscito. E’ della Villorba Corse. Un mediometraggio con una struttura narrativa simile a quanto già visto, ma costruito con cura. Il potere evocativo delle immagini, del montaggio, rende bene il senso di una storia che mette insieme uomini e tecnologia che si uniscono per raccontare momenti di avventura assoluta.
[ads comp=”Villorba Corse ” title=”Road To Le Mans ” desc=”Il trailer del docufilm pubblicato all’inizio di questo articolo. ” text_link=”Road to Le Mans ” link=”https://vimeo.com/219898193″ image=”https://cldup.com/D4VLh_P_Ry.jpg”]
Al centro della scena è l’aspetto umano della faccenda. Questo ha certamente il sopravvento su quello meccanico ed è giusto che sia così. L’Endurance, prima che scelte tecniche, mette assieme caratteri e passioni e allora diventa un piacere scorrere, nel corso del film, questa luminosa avventura delle idee. Ci sono delle bellissime affinità con il film del 2014 della Jota Sport. Lì c’è un imprenditore-pilota, Simon Dolan, che tira le fila della storia. Non ci mette solo il budget, ma ci mette visione, passione e capacità di proiettare nel lungo termine programmi, progetti e pianificazione. Qui pure. Identico. L’imprenditore-pilota si chiama Roberto Lacorte, in grado di trasformare una passione giovane in un percorso di alto livello, una sfida con sé stesso e con un gruppo che si misura con qualcosa di monumentale, prestigioso, assoluto: la 24 Ore di Le Mans. Visioni alte e tendenza a mettere tutto a fattor comune perché ogni cosa, anche se non indirettamente collegata ad una altra, appartiene ad un disegno più ampio. Ogni dettaglio amplifica il valore dell’altro. Dall’azienda nutraceutica che dirige, alle regate, al motorsport, non sono realtà separate ed indipendenti, ma elementi di un disegno complessivo ed integrato. Ed allora eccolo il percorso lungo il quale costruisce la squadra adatta.
Raimondo Amadio, patron della Villorba Corse, elegante nei modi e nell’aspetto, un perfetto esemplare dell’italian style. Anzi del motorsport italian style. Lui è parte fondamentale del racconto. Lo fa in prima persona, ché la voce narrante è sempre minima in questo film. Poi i piloti Giorgio Sernagiotto e Andrea Belicchi. Una coppia di “Pro” che si prestano magnificamente alla sceneggiatura. Raccontano le loro imprese, il come sono arrivati a far parte di questa sfida tricolore alla 24 Ore. Giorgio e Andrea sono amici di infanzia, correvano insieme in kart e Andrea, più grande, che svolgeva all’inizio il ruolo di guida e formazione. E’ questo che emerge, mentre il racconto di snoda. Sembrano due personalità antitetiche; l’uno, Sergio, più espansivo e l’altro, Andrea, più riflessivo e silenzioso. Come se questa storia l’avesse scritta uno sceneggiatore di Hollywood. Giorgio vive la sua giornata nella concessionaria di famiglia, a pranzo con la mamma e la sera con gli amici in giro per locali. Andrea, sempre fuori per lavoro, quando è a casa non vuole sprecare neanche un minuto lontano da suo figlio e dalla moglie. Il ruolo di padre che si sente addosso al pari o più di quello di pilota. Vengono entrambi dallo stesso posto e adesso giocano in un campo aperto che Lacorte ha spalancato. Mi sembrano due piloti, due uomini che si sfilarono via incontro a strade diverse e che adesso si ritrovano per correre, insieme, incontro ad un’unica grande, immensa sfida.
[portfolio id=”3380″ cat=”Villorba Corse “]
Ed è questo l’elemento che mi è piaciuto di questo racconto: rispetto agli altri la componente umana è più centrale, dettagliata. L’amicizia, l’affiatamento, i protagonisti che parlano in prima persona, tutti momenti che rotolano uno dopo l’altro dando al termine “racconto” un significato preciso: una emozione prolungata alla fine della quale ne sai più di prima su quello che è la magia delle gare Endurance: un gesto agonistico, ma anche una mappa meravigliosa di storie, accadimenti e scelte che ti si stende lì, sotto gli occhi.
La prossima settimana parte la 24 Ore, tutti a seguire Villorba Corse “The Italian Spirit of Le Mans”. Intanto con questo docufilm loro hanno già vinto. Giù il cappello.