Oggi inizia il Salone dell’auto di Detroit e, sempre oggi, è l’ultimo giorno del CES di Las Vegas. Diversi costruttori hanno snobbato il primo per presentare le loro soluzioni tecnologiche nel secondo. L’auto diventa sempre più un oggetto integrato ad un ecosistema molto più grande e complesso. I Saloni, così come sono, serviranno ancora?
[dropcap]M[/dropcap]i interessa questo CES di Las Vegas così incentrato sull’auto. La presenza di molti costruttori, le partnership con le grandi aziende dell’IT dimostrano che il futuro molto prossimo dell’auto sarà completamente differente rispetto a quello di solo pochi anni fa. Al centro del tutto c’è la guida autonoma e quello della trazione elettrica che hanno innescato partnership sempre più profonde con i grandi protagonisti della tecnologia digitale. Ma quello che più mi interessa non è solo capire come dovranno rispondere i grandi Saloni internazionali dell’auto, cosa dovranno offrire per non farsi scappare anteprime e, in generale, contenuti, ma come si evolverà il concetto di proprietà dell’auto, chi saranno i grandi investitori del futuro? L’utilizzo “on demand” rivoluzionerà il concetto di proprietà? Uber offrirà una flotta di auto che autonomamente ti arriveranno sotto casa pronte per l’utilizzo quotidiano? Apple farà sul serio quest’auto (perché ancora non c’è una rinuncia ufficiale) oppure sarà un Costruttore automobilistico ad esserne il fornitore?Un paio di mesi fa girava voce che Apple si stesse comprando la McLaren tutta. Si parlava di un valore complessivo dell’operazione intorno ai 3 miliardi di Euro. Bazzecole se pensiamo che in cassa, pronto impiego, Apple ha qualcosa come 240 miliardi di dollari. La notizia venne prontamente smentita (soprattutto da McLaren), ma rimane il dato importante che ci dice qualcosa sul futuro imminente: non basta una montagna di danaro per saper “piegare lamiere” e costruire motori.
Ecco allora configurarsi una prima risposta molto concreta: di partnership sempre più importanti e strategiche tra mondo dell’auto e quello dell’IT ne vedremo sempre di più e sempre più spesso. Magari saranno trasversali perché i protagonisti con i giusti numeri e dimensioni nel mondo della tecnologia non sono poi così tanti, ma il concetto che passa è che la profonda divisione tra il business dell’auto e la cultura delle startup si sta pian piano erodendo. Da una parte l’industria dell’auto che ci mette il know how nel progettarla e costruirla , compreso quei valori intangibili, ma fondamentali, come lo stile, il design e dall’altra parte il mondo dell’information technology che ci mette i software, i sensori, l’intelligenza artificiale.
E questi primi esempi strutturati li vediamo proprio al CES che termina oggi: la monovolume elettrica Chrysler Pacifica che è la stessa che sta utilizzando Google per lo sviluppo della guida autonoma con il marchio Waymo. Poi la collaborazione tra Audi e Ndivia i cui risultati saranno presenti sulla prossima Q8. Poi c’è la collaborazione Nissan con Microsoft che, con la sua assistente virtuale Cortana, integrerà con comandi vocali, l’intero sistema tecnologico di controllo, navigazione e infotainment. Ma questi sono solo una piccola parte delle collaborazioni in essere e che si svilupperanno nel prossimo futuro. Quello che è chiaro è che con il ritorno agli utili, l’industria automobilistica deve investire risorse sempre più ingenti in R&S sia per rispondere a norme ambientali sempre più restrittive e sia in queste tecnologie di guida e navigazione. E’ in questo campo che la connessione con la Silicon Valley è determinante. Mettere a fattor comune risorse finanziarie e conoscenze consentirà di raggiungere molto prima gli scenari di cui parliamo tutti.
C’è anche un secondo segnale che fa capire che questa integrazione sarà sempre più profonda e sinergica: lo spostamento di capitale umano da una parte (settore auto) all’altra (Information Technology) e viceversa. La Silicon Valley è senz’altro uno dei migliori posti al mondo per l’innovazione e l’intelligenza artificiale, ma non l’unico. Alcune tecnologie d’avanguardia stanno diventando mainstream e questo lo dobbiamo anche ai tanti ingegneri informatici e del software che stanno facendo un sacco di R&S nelle varie Case automobilistiche. Molti di queste figure sono pescate proprio dentro la Silicon oppure anche tra le startup più o meno famose e vale anche il contrario. John Krafcik CEO di Waymo (la divisione di Google per la guida autonoma) viene da Ford e Hyundai America dove ricopriva ruoli apicali. Oppure come Alex Hitzinger, ex direttore tecnico di Porsche e progettista della 919 Hybrid che adesso si è spostato alla Apple in California. E se il top management si sposta, figuriamoci figure più tecniche e focalizzate. Inoltre molte case automobilistiche e molti Marchi appartenenti, alla filiera della fornitura, hanno impiantato proprie antenne tecnologiche nella Silicon Valley.
Tutto questo è molto più di un ponte in cui si va avanti e indietro. Con tutte queste risorse impiegate, con tutte queste conoscenze che si intrecciano lavorando su obiettivi comuni, ci ritroveremo in pochissimo tempo un’auto completamente differente. sia nel modo di raccontarla che in quello di viverla.
Ecco perché il titolo di questo post. Queste considerazioni porteranno, secondo me, anche ad una rivoluzione altrettanto profonda nel presentare l’auto. I Saloni dell’Auto dovranno dedicare, con sempre maggiore attenzione, spazio alle tecnologie connesse, all’infotainment, al mondo della simulazione. La tecnologia digitale non solo reciterà il ruolo di protagonista nella mobilità del futuro, ma è essa stessa intrattenimento. Sono molti i modelli e le idee, ma come per il settore dell’automobile le barriere tra due modi di pensare si stanno erodendo sempre di più, anche nel mondo dei grandi show a quattro ruote è arrivato il momento di pensare a collaborazioni più organiche e organizzate tra eventi differenti, ma con contenuti direttamente ed indirettamente collegabili.