La storia delle corse automobilistiche è punteggiata da vite immolate di grandi campioni che hanno contribuito a renderla epica. Tutti incidenti che però impallidiscono di fronte alla catastrofe della 24 Ore di Le Mans del 1955. Un evento adesso ripercorso in uno straordinario cortometraggio di animazione da non perdere
[dropcap]I[/dropcap]nizia così: “La 24 ore di Le Mans 1955. 300.000 spettatori stanno guardando dai bordi della pista. Sono le sei di sera quando l’auto di Pierre Levegh falcerà gli spettatori, sparpagliando tra la folla i detriti roventi del suo motore. È una tragedia che costerà più di 80 vite. Eppure, la gara continua. Alla Mercedes, un amico e copilota di Pierre Levegh è pronto a prendere la staffetta. Il suo nome è John Fitch”.Il terribile incidente
E’ la sinossi di questo bellissimo corto di animazione francese realizzato dall’illustrartore belga Quentin Bailleux intitolato semplicemente Le Mans 1955 (www.lemans1955.com). Il più terrificante incidente della storia del motorsport mondiale. Un incidente causato dall’uscita di pista della Mercedes-Benz 300 SLR di Pierre Levegh che seguiva la Jaguar D-Type di Mike Hawthorn leader della corsa che subito dopo aver dobbiato la più lenta Austin-Healey di Lance Macklin frenò e scartò all’improvviso per rientrare al box. Una manovra che costrinse ad una frenata brusca Macklin che perse il controllo della sua piccola Austin-Healey che venne tamponata dalla Mercedes di Levegh che, a seguito dell’urto, si schiantò sulle barriere che dividevano la pista dalle vicinissime tribune che vennero inondate dai pezzi infuocati della vettura. Oltre al pilota morirono 83 spettatori e altri 120 rimasero feriti.
Baillieux afferma di essere stato ispirato a creare il film dopo aver visto una mostra di auto da corsa degli anni ’50 al Louvre:
[blockquote text=”Sono rimasto colpito dalla bellezza delle auto sportive esposte, in particolare una Jaguar che aveva gareggiato nel 1955 a Le Mans. Ho iniziato la ricerca di quell’evento e due immagini molto contraddittorie sono apparse l’una accanto all’altra sul mio schermo. Da un lato, l’immagine di una tragedia: persone in preda al panico, un inferno infuocato dietro di loro. I corpi erano sparsi per la pista e lungo le tribune. La foto accanto raffigurava i piloti felici che celebravano la loro vittoria con lo champagne. Come potrebbero essere collegate queste due immagini? Come possiamo vivere un momento così gioioso in parallelo a uno così tragico? ” signature=”Quentin Bailleux”]E’ questo evidente contrasto che ha ispirato il regista: la necessità di trovare un collegamento che possa spiegare questi due momenti così distanti tra loro, ma che raccontano lo stesso evento. Un cortometraggio che vuole sondare la tendenza dell’uomo a negare se stesso in nome di una passione, di un orgoglio. Eventi cupi ed un desiderio di trovare un colpevole? Dalle dichiarazioni di Bailleux sembra che non sia così.
[blockquote text=”… la storia è sempre più complicata di come ci appare. Sono convinto che un film in cui critichiamo e condanniamo i protagonisti non sarebbe un contributo serio al ricordo. Se alcuni dei piloti e il mondo delle corse sono stati considerati colpevoli di questa tragedia, sicuramente il loro errore non li rende cattivi. Il mio sforzo è stato quello di vedere dal loro punto di vista, come una sorta di avvocato del diavolo. Mi sforzo di spiegare con empatia come sia possibile per i piloti continuare e finire la gara nonostante la tragedia. Desidero ripristinare la loro umanità e riconoscere le contraddizioni e le aree grigie.” signature=”Quentin Bailleux”]
Scorrendo il sito di presentazione, leggendone i testi si comprende che la riflessione di fondo del regista non arricchisce il dibattito di sempre intorno a questo e agli altri sport che mettono al centro la sfida con il pericolo. Non ho ancora visto l’intero corto (che dura 15 minuti), ne ho apprezzato il tratto minimalista, a volte costruttivista, ne apprezzo la tensione emozionale che scorre lungo i pochi secondi del trailer, tanto basta per informarmi del come o del dove guardarlo.
Mi ricordo una frase bellissima di Luca Delli Carri sui piloti e sulle corse. La lessi sul suo primo, meraviglioso libro “Gli indisciplinati”. Lo riprendo dalla libreria, lo apro e benedicendo la mia abitudine di segnarmi, in ogni libro, i passaggi che amo, la trovo nel capitolo dedicato a Eugenio Castellotti:
[blockquote text=”Correre è una decisione che non ha nulla di razionale. Neanche cercare di superare continuamente se stessi è qualcosa di razionale. I piloti sono uomini a caccia dell’inutile. Non sono i soldi: i soldi sono solo una conseguenza. E’ la vittoria che vogliono. Eroismo fine a se stesso. ” signature=”Luca Delli Carri | Gli indisciplinati”]Oggi scriverò a Bailleux, gli chiederò dove poterlo guardare tutto e gli invierò questa citazione del libro, un piccolo contributo, forse, per tentare di rispondere a questa sua domanda.