Proprio nel mese di giugno la Peugeot 308 GTi compie due anni dalla sua presentazione. E proprio lo scorso mese è stata presentata il nuovo Model Year che introduce delle evoluzioni di dettaglio nella linea complessiva della vettura. Piccole variazioni di stile che lasciano intatta la dinamica. Allora ecco la prova della Peugeot 308 GTi.
Versione: Peugeot 308 GTi. Prezzo versione in prova: € 35.170; Chilometri percorsi: 1609 Km; Consumo medio registrato durante la prova: 10.7 Km/l
La Peugeot 308 GTi non è certamente una novità, ma la grande attenzione mediatica che ha suscitato il debutto di Stefano Accorsi nel Campionato Italiano Turismo con la versione Cup mi ha spinto a rimettermi alla guida di questa frizzante hot hatch.
Per gli appassionati della categoria la scelta è già molto vasta: dalla Clio RS 220 Trophy all’imminente Mégane RS, passando per la Mini John Cooper Works la Ford Focus RS, la DS3 Performance, la Honda Civic Type R, la Seat Leon Cupra e, nel segmento premium di categoria, l’Audi RS3 e Mercedes AMG A 45.
Questa 308 GTi è l’ultima proposta della Casa francese necessaria per sostenere la reputazione sportiva del Marchio tra i petrolheads.
I dettagli tecnici ed estetici
A scorrere le caratteristiche tecniche questa 308 GTi promette un potenziale dinamico non da poco. Il motore è lo stesso della RCZ R aggiornato con un sistema ad iniezione diretta che presenta una pressione di alimentazione più alta a tutto vantaggio di una distribuzione della coppia e della potenza più ampia. L’assetto è di 11 millimetri più basso rispetto al resto della gamma, molle più rigide, una barra antirollio anteriore più larga di 10 millimetri e un camber negativo per migliorare la reattività negli inserimenti e la velocità di percorrenza in curva.
Troviamo poi boccole delle sospensioni più rigide sia all’anteriore che al posteriore a tutto vantaggio di una maggiore precisione d’assetto con angoli più fedeli e una risposta più lineare dello sterzo. Un controllo complessivo più accurato che ho apprezzato non poco durante la guida. L’impianto frenante è dell’Alcon con dischi anteriori da 380 mm morsi da caliper a quattro pistoncini mentre al posteriore i dischi sono pieni e certamente meno appariscenti, ma per l’effetto wow basta guardare l’anteriore. Il differenziale autobloccante Torsen, lo stesso della 208 GTi e RCZ R e i cerchi da 19” con i Michelin Pilot Super completano un pacchetto che non ha lasciato nulla al caso.
Esteticamente è sportiva il giusto. Senza forzare su linee e dettagli, si presenta con una postura abbastanza esplicita ed in grado di attirare non poco l’attenzione. Tutti i segmenti esterni richiamano le prestazioni di cui è capace in un mix di forma e funzione molto equilibrato. Il paraurti anteriore presenta una griglia in 3D che nell’ultima iterazione appena presentata è stata ulteriormente ampliata, a scorrere lateralmente la vista, mi piacciono molto le minigonne inferiori così ben integrate nella linea complessiva della carrozzeria e la linea di cintura alta e ascendente che dà sostanza e dinamismo. Il posteriore è massiccio e poggia su parafanghi allargati e termina con un diffusore inferiore in nero lucido alle cui estremità due terminali di scarico belli tondi si accordano benissimo allo stile e alla sostanza di questa hot hatch.
Gli interni sono otticamente governati dai bellissimi sedili profilati in pelle ed alcantara con la scritta Peugeot Sport in verticale e leggermente fluorescente. Il nero è imperante e impunture rosse nei sedili, nella cucitura del volante, nel dettaglio inserito nel pomello in alluminio del cambio manuale a 6 rapporti, rappresentano un costante richiamo sportivo che si rifà ad accoppiamenti cromatici che sono un classico riconosciuto da tutti. I sedili, poi, presentano funzioni massaggianti e riscaldanti che, però, poco si accordano allo spirito sportivo di questa 308 GTi. Nel mio personale ordine di priorità, in una sportiva diventano necessarie le opzioni di regolazione piuttosto che di fine confort. Ottimo l’impianto di climatizzazione a doppia zona e il sistema di infotainment già ben conosciuto con il pannello touchscreen da 9.7 pollici che incorpora navigatore satellitare, radio DAB, telecamera di retromarcia e possibilità di collegarsi anche tramite USB e Bluetooth.
La prova su strada
Ho guidato questa 308 Gti per due settimane quasi ogni giorno, coprendo oltre 1500 chilometri e l’impressione che ebbi durante la presentazione stampa si è certamente confermata: uno pensa che gli ingegneri di Peugeot abbiano utilizzato, come benchmark, la Volkswagen Golf GTI per via di quella capacità di coniugare appeal sportivo e alte prestazioni ammantando il tutto con quelle buone maniere che caratterizzano le sportive moderne. E invece mi sono trovato a ricordare, guidandola tra le curve della Costiera Amalfitana o quelle intorno all’Autodromo di Vallelunga, la 306 GTi.
Una narrazione in chiave moderna certamente, ma la presenza del cambio manuale a 6 marce e una certa vivacità nelle risposte del telaio, mi ha aiutato a creare questo collegamento.
Il motore da 1.6 litri turbocompresso è, anche lui, una conoscenza consolidata perché su quella magnifica architettura della RCZ R rappresentava un accoppiamento perfetto. Sembra solo più riservato, ma se premi il pulsante Sport sulla consolle centrale, si ravviva anche la sua colonna sonora. E’ un effetto raggiunto con un aumento della frequenza che passa attraverso i diffusori dell’auto, ma il risultato finale, alle mie orecchie, è più che accettabile.
Le prestazioni sono consistenti e piacevolmente piccanti in tutto l’arco di giri di utilizzo. Questa quattro porte tira forte senza cedimenti sin dalle marce basse. I rapporti sono pronti e si sgranano velocemente sia in salita che in scalata. Ci vuole poco, pochissimo, a trovare l’esatto punto di stacco della frizione e la caduta di giri, nei cambi marcia, diventa veramente irrisoria. Il bello è che non esiste nessuna opzione per un cambio doppia frizione con comandi al volante. Una scelta che accomuna Peugeot all’Honda. Una scelta da puristi che mi piace. Rispetto al cambio di quest’ultima, però, quello Peugeot manca un po’ di definizione meccanica, ma lo stiamo paragonando al miglior cambio della categoria.
Mi piace lo sterzo, abbastanza preciso e consistente. Il suo servosterzo elettrico è un salto in avanti rispetto a quello della 308 standard, ma è qui che scorgo il limite. Mi spiego: Peugeot Sport è riuscita, con il set-up dell’assetto, a rendere il movimento della cassa in curva e negli avvallamenti preciso e attivo. E’ complessivamente una vettura rigida, ha delle risposte direzionali certamente più affilate, un avantreno magnificamente stabile e facile da posizionare, ma non ha perso quel senso di comfort generale che è proprio del modello. Freschezza e precisione sono le carte dinamiche dell’auto.
In questo quadro il sistema di sterzo suona leggermente stonato. Alle normali velocità e nell’uso quotidiano ha feedback e ponderazione, ma quando ci allontaniamo dai normali livelli di sforzo, negli inserimenti veloci e, in generale, all’aumentare del ritmo ho registrato un comportamento più leggero e sovrastato. Quando sfrutti tutta la cavalleria disponibile il lavoro del differenziale autobloccante non annulla un certo leggero sottosterzo che ti costringe a limitare pressione sul pedale destro. In situazioni del genere rivali più talentuose si aggrappano più duramente e poi scivolano dolcemente, ma più giocosamente sull’asse posteriore.
Detto questo, la Peugeot 308 GTi mi piace. E’ vivace ed interessante, anche più della Golf GTI. Sfortunatamente per Peugeot e Volkswagen, queste non rappresentano le uniche scelte ad alte prestazioni e costo accessibile e tra pochissimo scenderà in lizza anche la rivale per eccellenza: la Renault Mégane RS. Ci saranno delle evoluzioni?