Nell’ultima prova del Campionato Italiano TCR a Monza c’ero pure io. Mi sono schierato con una Peugeot 308 Cup nella divisione TCT. Molti cavalli in meno rispetto alle regine della categoria, ma che meravigliosa equilibrista
Riordinare i pensieri dopo una gara non è proprio il massimo della facilità. I dettagli e le sensazioni che ti assalgono i sensi in un fine settimana di gara sono talmente tanti che diventa veramente difficile mettere ordine per scriverne qualcosa. Ma questa volta ho un’arma segreta: il video dove ho registrato la mia voce. Parlare e guidare nello stesso tempo, che non è certo facile in una gara dove ti dovresti concentrare a scoprire una vettura che non conosci magari con la nebbia e sotto una pioggerella insistente che ha inzuppato di umidità la pista, ti consente di ravvivare ricordi e sensazioni.

Peugeot 308 Cup
Della Peugeot 308 Cup ho scritto già, una vettura che qui in Italia è stata schierata dalla Arduini Corse, in accordo con Peugeot Italia, nel TCR italiano ed è stata guidata da una selezione di giornalisti specializzati. Ha anche debuttato in salita dimostrando, ancora una volta, la sua meravigliosa poliedricità.
L’auricolare collegato, non solo con il box, ma con la GoPro, mi ha permesso di mettere ordine alle mille sensazioni che mi sono venute “in diretta” lasciando anche qualche commento nella trasmissione “Storie dall’abitacolo”, uno speciale di 30 minuti su AutoMotoTV in programmazione sul canale proprio in questa settimana.
Il
Punto di forza. Equilibrio assoluto
La Peugeot 308 Cup non è una preparazione TCR. Innanzitutto il suo 1.6 4 cilindri turbocompresso si deve confrontare con una platea di motori 2 litri turbo più potenti di circa 5o cavalli (308 contro una media di oltre 350 cavalli). Il BOP (Balance of Performance) considera questa handicap assegnando alla Peugeot un peso regolamentare, con pilota a bordo, di 1.185 chili contro una media delle altre TCR di 1285. Sono 100 chili, mica poco. Ma non bastano, decisamente. Su una pista lunga e velocissima come Monza, le TCR si dimostrano più veloci in ogni condizione e solo il grande equilibrio della Peugeot 308 Cup accorcia le distanze proprio negli inserimenti e nelle percorrenze come la Ascari o la Variante della Roggia. Per il resto, coppia e allungo, c’è poca storia.
Del pacchetto complessivo, quello che più mi ha entusiasmato è proprio l‘equilibrio del telaio. La Peugeot 308 Cup vola letteralmente tra i cordoli, i salti non la scompongono minimamente, alla Roggia, ma meglio ancora, all’ingresso della Prima Variante (che ho scoperto alla fine del week end che non la percorrevo affatto nel migliore dei modi) con le ruote esterne finisco sul cordolo già a gas aperto, un bel rischio con l’auto che procede per un po’ su due ruote. A me non piace, perdita di tempo e basta, invece sembra corretto così. Dicono. L’auto è sempre coesa, compatta, reattiva e velocissima agli input. Il posteriore è incollato e segue fedelmente la traccia delle ruote anteriori, mentre la trazione dell’avantreno è spettacolare, con la potenza che viene gestita in maniera sublime da un differenziale mai aggressivo, ma sempre pronto ad ammazzare in culla qualsiasi accenno di sottosterzo.

Le prove libere
Il sabato mattina di buon’ora, 8.30, le prove libere. Quarantacinque minuti da dividere con il mio compagno Giovanni Mancini, una manciata di giri per capire l’auto e per cercare di prepararmi al meglio per le prove di qualificazione. Esco dalla pit lane, voglio accodarmi subito a Raimondo Ricci, il forte e simpatico pilota svizzero della 308 Cup numero 104. Durante il primo giro di lancio cerco di prendere le misure di questa 308 Cup: frenata, inserimento, percorrenza in curva, tutto mi sembra in ordine. Anche Raimondo non forza, ma, seguendolo, comprendo che lui sa perfettamente dove mettere le ruote, dove frenare. Si conoscono, lui e la 308 Cup e per me, avere un posto in prima fila dietro il suo posteriore, è cosa importantissima. Un altro giro con il ritmo che aumenta. Inizio a tirare la frenata alla Prima Variante, alla Roggia, la 308 Cup mi ispira fiducia, è composta e ferma. Sono collegato alla Gopro frontale, commento in continuazione, probabilmente non il massimo per la ricerca del giusto ritmo, ma questa per me non è gara pura e va bene così.
Ritrovo delle assonanze, nella dinamica, con la versione stradale e questo è un gran bel segnale. Rispetto alla altre TCR questa è lontana non poco in termini di preparazione specifica. E’ complessivamente molto meno finalizzata. L’aerodinamica è meno estrema e raffinata, la posizione di guida è strettamente di serie, mentre nelle TCR è spostata più indietro conseguentemente anche lo sterzo e la plancia seguono verso il centro vettura. La pedaliera è strettamente di serie, mentre nelle TCR, come la Seat Leon che ben conosco, è da corsa, infulcrata al basso. Dettagli che sembrano insignificanti, ma che in pista ritornano preziosi decimi di secondo.
Terzo passaggio, la Peugeot 308 Cup è calda a sufficienza esco dalla Parabolica di quarta, peccato che Raimondo si ferma ai box. Il motore sale veloce, ma sento uno strano sfarfallio, come se mancasse corrente, invece di concentrarmi incomincio a ragionare per capire se è una mia errata sensazione oppure un reale problema. Non ho tutto il tempo previsto per le libere, devo consegnare l’auto a Giovanni e non voglio creare guai o fastidiosi contrattempi. Decido di fermarmi. Sbaglio. Riparto con solo due giri a disposizione prima di dare l’auto al mio compagno…
Una manciata di idee per le qualifiche
Le qualifiche a mezzogiorno, ma c’è una nebbia intensa che sembra prima mattina. Gomme nuove davanti e una manciata di idee sulla Peugeot 308 Cup raccolta e catalogate durante i pochi giri delle libere. Un giro di lancio, sono solo, a 100 metri davanti a me una Seat Leon TCR, non riesco ad avvicinarmi, ma non la perdo d’occhio. Bene, anche se la scia, qui, ha una importanza cruciale. Sul rettilineo principale metto quinta davanti al traguardo, sesta, stacco ai 130 metri. La frenata è potente, la Prima Variante non mi riesce al meglio, dovrei spigolarla, farla quasi in due tempi, ma ci arrivo sempre male, taglio troppo l’inserimento e l’impaccio me lo porto sistematicamente in uscita. Ma è quanto basta per apprezzare la guida della 308 Cup. E’ ferma, con una certo grado di elasticità e questo grazie a delle sospensioni collegate ad un guscio solido. Terza in uscita, lascio scorrere sulla parte di cordolo zigrinato all’esterno della Prima Variante. Quarta, quinta, sesta all’uscita della Curva Biassono. In appoggio è magnifica. Freno ai 130, il sequenziale è veloce, ma non gradisce la scalata repentina delle marce. Entro di terza dentro la Roggia, aggredisco abbastanza, ma non troppo il cordolo interno, ma è quello di uscita il più importante. Ci salto sopra e lascio scorrere. La trazione è impressionante e l’anteriore è talmente brillante che quasi non si direbbe della presenza del differenziale a slittamento limitato. Non lo sento mai strattonare nemmeno nelle curve da seconda come la Prima Variante.

Mi avvio verso la Prima di Lesmo, appoggio la quarta per un attimo poi ai 50 metri la frenata, anche qui l’inserimento è limpido e fermo, a metà sono già con il gas giù, quarta in uscita fino ai 50 metri dove freno per l’entrata nella seconda di Lesmo. Qui c’è un cordolo interno che invita ad un passaggio più deciso. Quarta subito e giù verso la Variante Ascari. La Peugeot 308 Cup non fa mai un passo falso, il crono è solo la misura del pilota, perché lei è in grado di relazionarsi con te in una maniera così limpida che ne riesci a percepire ogni istante. Mi sento di dire che il pacchetto è così puntuale da non essere tanto coinvolgente. Ecco, è più efficace che divertente.
Mentre scrivo la metto a parallelo con una delle TCR più competitive del lotto: la Seat Leon. Altro esempio di equilibrio e guidabilità, ma più secca nelle reazioni, più affilata in tutti i suoi comparti. La Peugeot 308 Cup, forse proprio per la sua parentela molto più prossima alla versione stradale è complessivamente più smussata, arrotondata, ancorché precisa.
Lo sterzo, per esempio. Freno ai 150 metri, arrivo di sesta piena alla staccata della Variante Ascari. Ci entro dentro di terza e vado subito all’interno dove, per tutta la lunghezza della piega c’è una canaletta a terra che ne segue il profilo dove se ci metti dentro la ruota … e ti tiene là. Quarta nel mezzo e subito a cercare il cordolo sinistro di uscita. Lo sterzo tende sempre a rimanere in una posizione neutrale per farsi molto consistente e preciso nelle curve e nei transitori più impegnativi come questo, dove richiede più forza del solito.
Quando si corre in pista i dettagli del telaio non sono tutto. Quello che serve è un’auto che reagisca prontamente agli input, acceleri subitamente e freni altrettanto, senza mostrare cedimenti. Se poi il telaio vi permette di seguire la traiettoria impostata e tenervici anche al limite, allora un buon crono sul giro è garantito. Tutto questo la Peugeot 308 Cup, malgrado i 50 e passi cavalli di differenza, lo consente. Ma io non mi sentivo sintonizzato abbastanza. Perdevo alla Prima Variante, alla Variante Ascari dove non uscivo pieno di quarta, ero sempre un po’ più timido sul pedale del gas. Conseguentemente mi portavo deficit di velocità fino in fondo al rettilineo principale. In una pista di quasi 6 chilometri questo vuol dire 2 secondi dagli altri piloti Peugeot.
Una domenica piena di speranze

Sono le 11 di domenica mattina ed il tempo non è di quelli che ispirano fiducia e che ti invogliano a migliorarti rispetto alle qualifiche. Ha piovuto con insistenza, ma la Mitjet Series, la Formula 4 e la Porsche Cup, le tre gare prime della TCR, non sono riuscite ad asciugare la pista. L’aria è zuppa d’umidità, lampeggia e la nebbia non aiuta di certo. Si decide di partire con le rain, gomme da pioggia, per allontanare il pericolo di un repentino fuori pista. Una decisione che ha preso Massimo Arduini e che condivido. In griglia mi renderò conto che non sarò l’unico, praticamente tutti i partenti opteranno per questa scelta. Bene.

Monza non è un circuito da prendere alla leggera. E’ iper veloce, ma anche piuttosto tecnico in alcune zone. Mentre mi avvio dalla pit lane in pista mi ripeto come un mantra che se voglio avere un minimo di possibilità di migliorare la mia posizione devo evitare di fare qualcosa di stupido. Il direttore di gara decide di dare la partenza sotto Safety Car, una scelta forse esagerata; condizioni difficili, ma non proibitive. Faccio due giri di “installation lap”, con il secondo che è facoltativo e, se decidi di percorrerlo, devi passare per la pit lane per dare la possibilità a chi vuole schierarsi in griglia di poterlo fare. In radio ad Arduini gli descrivo le condizioni della pista, dov’è bagnato, dov’è umido, dov’è asciutto. Le condizioni peggiori. Come nella vita, anche in un autodromo preferisco le condizioni nette, chiare e decise, asciutto o bagnato … ‘sto mezzo e mezzo è insopportabile. Ma sono condizioni che valgono per tutti.
Massimo Arduini ha il quadro preciso, paga la sua enorme esperienza e la “mappa” che gli ho trasmesso via radio: “Marco attento a non forzare subito e a metà gara inizia a cercarti pozze d’acqua, cerca con lo sguardo sezioni di pista più scure, ricordati che se si scaldano troppo, le rain, diventano pappose”.
Ascolto e “copio” le sue parole, consigli preziosi di chi conosce, guarda e già sa.
Questo sport è di una bellezza esagerata perché si porta dentro contrasti che rappresentano la sua essenza. Il motorsport non è solo velocità, ma è anche violenza, quando un pilota sparato come una pallottola si trova da solo spiragli invisibili ed entra dentro una staccata e poi è anche leggerezza del gesto, quando ti trovi ad ammirare sorpassi conclusi sul filo dei centimetri.
Tutto questo penso quando il gruppo si avventa alla staccata della Prima Variante. Io pure, che mi metto dietro l’altra Peugeot 308 di Paolo Pirovano e davanti una Seat Leon TCR.
Il primo giro passa così, c’è una distanza, ma di sicurezza, voglio prendere il giusto ritmo, capire la 308 Cup, per quel poco che la conosco, come si comporta con le rain. Passano due giri, anzi uno e tre quarti, alla terza staccata alla Prima Variante decido di forzare un poco, frenata tutt’altro che violenta a 180 metri e subito un bloccaggio repentino dell’anteriore. Rilascio, riprendo, scalo entro nella variante un po’ lungo. Impreco. All’uscita della variante vedo la coda della 308 di Paolo che sparisce alla Curva Biassono, non voglio perderlo. Fuori dal curvone lo vedo che si appresta ad affrontare la Roggia. Ci arrivo di sesta, freno a 150 metri, di nuovo bloccaggio, alzo il piede, rimodulo la frenata, ma così non è incisiva, troppo timida, ci arrivo lungo di nuovo. Non capisco, non può essere che sbaglio così la frenata.
Metto mano al ripartitore, sposto la frenata al posteriore, le rain sull’asfalto asciutto sono andate già così in pappa? Arrivo di nuovo alla frenata della Prima Variante, rifreno ai 150, identico. Ho più fiducia adesso, probabilmente è più equilibrata. E invece no. Arrivo lungo, zig zag tra i muretti di polistirolo della via di fuga. Ho perso definitivamente di vista il gruppo delle Peugeot che, a loro volta, seguivano a breve distanza le più potenti TCR. Finisco lungo praticamente ad ogni staccata, per non farlo, devo frenare cento metri prima e con calma turistica. Comprendo che c’è qualcosa che non va, ma soprattutto mi mortifica il passo. Alla fine della gara si scoprirà che il ripartitore semplicemente non funzionava e che era rimasto piantato con uno squilibrio esagerato verso l’anteriore.
Dopo un quarto d’ora di adrenalina alle stelle, mi trovo a gestire la “gara” con un ben altro ritmo rispetto alle previsioni iniziali. Sono cose che succedono in gara, piccoli problemi tecnici che incidono drasticamente sulla prestazione, ma il fine settimana è stato più che sufficiente per scoprire un’altra protagonista da corsa. Questa Peugeot 308 Cup rappresenta l’antipasto di ciò che sarà Peugeot, nel TCR del 2018.
Una evoluzione netta di questa vettura farà il suo debutto molto presto, più affinata, più estrema, più potente, malgrado la stessa cilindrata. Questa 308 Cup, però, ha dimostrato tutte le qualità intrinseche di questo modello. E’ compatta, solida, coesa. Il telaio è meraviglioso, ti invita a fiondarla nelle curve e sentire come si comporta nei cambi di direzione. Il motore oltre ad avere un suono soddisfacente, sale repentino di giri e sempre pronto anche ai bassi regimi. La frenata è potente e resistente. Mi è piaciuta tantissimo e la prossima versione, l’evoluzione, sarà in grado di guardare dritto negli occhi tutti gli altri concorrenti TCR. Scommettiamo che … ?